Luigi Noah De Angelis, figura poliedrica che incarna l’intersezione tra regia, scenografia, light design, filmmaking e composizione elettronica, assume la direzione artistica di Santarcangelo Festival per un triennio cruciale, 2027-2029.
La designazione, operata dal Consiglio di Amministrazione guidato da Giovanni Boccia Artieri, segna un passaggio generazionale e un rinnovamento profondo per la storica manifestazione romagnola, in concomitanza con il congedo di Tomasz Kireńczuk, che ne ha guidato l’evoluzione fino alla 56ª edizione e accompagnerà la transizione.
Nato a Bruxelles nel 1974, De Angelis è il fondatore, insieme a Chiara Lagani, della compagnia Fanny e Alexander, un collettivo artistico che, fin dal 1992, ha tracciato un percorso d’avanguardia nell’esplorazione dei linguaggi performativi.
Fanny e Alexander non si limita a una disciplina, ma si configura come un laboratorio ibrido dove teatro, musica, cinema e arti visive si fondono in narrazioni complesse e immersive.
L’impegno attuale nel primo lungometraggio, sostenuto da Bilico, testimonia la sua ambizione di espandere ulteriormente il proprio orizzonte creativo.
La nomina di De Angelis si inserisce in una strategia deliberata del festival, che valorizza la rotazione di direttori artistici e curatrici/curatori come motore di innovazione e rigenerazione.
Il suo approccio multidisciplinare, che pone al centro l’indagine sul rapporto tra il corpo umano, il suono e lo spazio fisico, promette di aprire nuove prospettive di dialogo con il pubblico e di consolidare la vocazione internazionale di Santarcangelo.
La sua visione curatoriale si preannuncia come un’indagine antropologica delle performatività contemporanee.
Il trasferimento stabile di De Angelis nella città di Santarcangelo rappresenta un investimento tangibile nel territorio, un atto di fecondazione culturale che mira a costruire un ecosistema artistico vibrante e duraturo.
La sua concezione di un “bosco di sguardi” – un’immagine potente che evoca un universo di visioni interconnesse e in costante dialogo – anticipa un percorso curatoriale stimolante e inclusivo.
Ogni edizione vedrà la chiamata di artiste e artisti provenienti da diverse aree geografiche e culturali, incoraggiandoli a interrogare i confini delle arti performative e a generare opere che si nutrono reciprocamente, alimentando un dialogo continuo tra tradizioni diverse e prospettive innovative.
L’intento è quello di creare uno spazio dove l’imprevisto, l’errore, il fallimento e l’incompiutezza siano considerati elementi costitutivi del processo creativo, liberando le potenzialità inespresse dell’arte contemporanea e promuovendo un’esperienza estetica radicalmente nuova per il pubblico.








