Nell’aula magna della facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari, si è recentemente conclusa una delle tappe più significative dell’undicesima edizione di #NonCiFermaNessuno, un progetto che ha raccolto il contributo di oltre trecento studenti.
Nata nel 2014 dall’iniziativa di Luca Abete, inviato di Striscia la Notizia, la manifestazione si configura come un laboratorio di resilienza collettiva, un luogo dove le voci giovanili, spesso sommerse dalle dinamiche accademiche e sociali, trovano finalmente uno spazio per emergere.
Più che un semplice evento, #NonCiFermaNessuno rappresenta un esperimento sociale originale.
Il suo approccio si discosta dalle tradizionali conferenze motivazionali, preferendo un modello di narrazione autentica e partecipativa.
Non si tratta di offrire soluzioni preconfezionate o promesse di successo immediato, ma di creare un ambiente sicuro dove gli studenti possano condividere apertamente le proprie vulnerabilità: le ansie legate al futuro, le incertezze professionali, le difficoltà relazionali, le delusioni accademiche, le gioie inaspettate e i traguardi raggiunti con fatica.
L’idea centrale, come lucidamente sottolineato da Abete, risiede nella capacità di denominare le proprie paure.
“Chiamarle per nome”, un atto coraggioso che permette di smitizzare le emozioni negative, privandole del loro potere di paralisi.
Riconoscere le fragilità, altrimenti confinate nell’ombra dell’imbarazzo o della vergogna, è il primo passo imprescindibile verso la costruzione di una solida resilienza.
Questo processo di verbalizzazione, condiviso in un contesto di ascolto attivo e di supporto reciproco, favorisce l’empatia, riduce il senso di solitudine e stimola la ricerca di strategie personali per affrontare le sfide.
Il progetto #NonCiFermaNessuno va oltre la semplice condivisione di esperienze individuali.
Esso promuove una riflessione più ampia sui meccanismi di coping, sulle risorse interne ed esterne disponibili, e sull’importanza di coltivare una mentalità orientata alla crescita.
In un’epoca caratterizzata da un’iperconnessione che alimenta spesso sentimenti di inadeguatezza e confronto costante, il progetto offre uno spazio di disconnessione consapevole e di riconnessione con sé stessi e con la propria comunità.
Si tratta di un investimento nel benessere psicologico e sociale delle nuove generazioni, un invito a costruire un futuro più autentico e resiliente.
La sua evoluzione continua a dimostrare la rilevanza di ascoltare e valorizzare le voci dei giovani, riconoscendo in esse una potente fonte di ispirazione e di cambiamento.








