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giovedì 20 Novembre 2025

Roma, via Bobbio: street art accusa le atrocità contro i bambini.

In una Roma ferita, via Bobbio si è trasformata in un palcoscenico di denuncia.

Un’opera di street art, firmata Laika, ha invaso lo spazio di fronte ad una scuola elementare, un atto artistico che si erge a grido di accusa, un monito urgente contro le atrocità che devastano l’infanzia nel mondo.

L’immagine, potente e commovente, raffigura un bambino palestinese segnato dalla perdita di un arto, due lacrime nere che solcano il volto, accompagnate dalla lapidaria frase “Shame on you”.

Un messaggio diretto, rivolto a coloro che perpetrano e tollerano le conseguenze di un conflitto che si nutre di vite innocenti.
L’intervento artistico si colloca in un contesto di allarme globale, in un Giorno Mondiale dei Bambini che, paradossalmente, amplifica l’eco di un dolore incommensurabile.
I dati forniti da Save the Children dipingono un quadro desolante: più di ventimila bambini palestinesi strappati alla vita a Gaza dal mese di ottobre 2023, decine di migliaia feriti e mutilati, un numero spaventoso di minori esposti a zone di guerra e, come una ferita aperta, la costante fuga forzata, un bambino ogni dieci secondi in Sudan, flagellato da una crisi umanitaria che sembra non trovare fine.
L’opera di Laika non è solo una denuncia, ma un atto di responsabilità civile.
L’artista, con la sua arte, solleva una questione etica fondamentale: il fallimento della comunità internazionale nel proteggere i diritti più elementari dei bambini.

Non si tratta semplicemente di esprimere dispiacere o compassione, ma di interrogare le fondamenta stesse del nostro sistema di valori, di riconoscere la nostra complicità, seppur passiva, in una spirale di violenza che sembra inarrestabile.
L’immagine del bambino mutilato, l’espressione di dolore, la scritta accusatoria, sono simboli potenti che invitano alla riflessione e all’azione.

Non si tratta di una critica sterile, ma di un appello a un cambiamento radicale, a un ripensamento delle strategie diplomatiche e umanitarie, a una rinnovata attenzione ai diritti dell’infanzia, non come un privilegio da concedere, ma come un diritto inalienabile da garantire.
La vergogna, come afferma l’artista, dovrebbe essere il sentimento dominante.
Non una vergogna paralizzante, ma un catalizzatore per l’azione, un motore per la ricerca di soluzioni pacifiche e sostenibili, che mettano al centro il benessere e la sicurezza dei bambini, i veri e unici innocenti in questo dramma globale.
L’opera di Laika, quindi, diventa un faro, un monito per il futuro, una chiamata alla responsabilità per un mondo che troppo spesso dimentica i suoi doveri verso chi rappresenta il futuro stesso.

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