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venerdì 21 Novembre 2025

Divario digitale: l’Italia rischia l’esclusione sociale.

La rivoluzione digitale, promessa di connessione e opportunità per tutti, rischia di generare una frattura sociale profonda se non affronta con urgenza la questione dell’accessibilità.

In Italia, il divario digitale si configura come una sfida complessa e persistente: secondo una recente indagine di YouGov, commissionata da AccessiWay, quasi un quinto della popolazione dichiara di incontrare frequentemente difficoltà nell’interpretazione di contenuti online, dall’elaborazione di un acquisto all’ascolto di un messaggio.

Questo dato, presentato all’Accessibility Summit di Torino alla presenza di aziende leader come Microsoft, Intesa Sanpaolo e Synesthesia, evidenzia una realtà spesso ignorata: l’esperienza digitale non è uniforme, ma fortemente condizionata da fattori individuali e strutturali.

La problematica assume proporzioni significative se si considera che in Italia, secondo i dati Istat, oltre 13 milioni di persone convivono con disabilità, permanenti o temporanee, di natura fisica, motoria, sensoriale o cognitiva.

Questa quota, che rappresenta più del 20% della popolazione, rischia di essere marginalizzata e privata di un accesso equo ai servizi e alle opportunità offerte dal mondo digitale.

Il fenomeno non è limitato alle persone con disabilità certificate; include anziani, individui con basso livello di istruzione, e chiunque si trovi in difficoltà nell’orientarsi in un panorama digitale sempre più complesso.

L’impatto di queste barriere è tangibile: il 15% degli italiani intervistati ammette di abbandonare frequentemente un’operazione online o un acquisto a causa di ostacoli che rendono la navigazione frustrante e inefficiente.
Le cause principali risiedono in una combinazione di fattori di design e implementazione: la prevalenza di pubblicità intrusive e pop-up (segnalate da quasi la metà degli intervistati), tempi di caricamento eccessivi (oltre un quarto degli utenti), istruzioni poco chiare o assenti (idem), visualizzazioni non ottimizzate per dispositivi mobili (un utente su cinque), e architetture di navigazione confuse, aggravate da elementi interattivi di dimensioni inadeguate.

Nonostante la persistenza di queste problematiche, la consapevolezza della necessità di un accesso digitale inclusivo è ampiamente diffusa: ben l’86% degli italiani ritiene che siti web, applicazioni e servizi digitali debbano essere progettati e sviluppati tenendo conto delle esigenze di tutti, comprese le persone con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive, gli anziani e coloro che presentano un basso livello di alfabetizzazione digitale.

Il contrasto tra questa consapevolezza diffusa e la lentezza nell’adozione di soluzioni concrete genera un senso di incompiutezza.
In un’epoca di transizione digitale, in cui l’Italia vanta un ecosistema di talenti e innovazione, l’accessibilità digitale si configura come un indicatore cruciale del reale progresso sociale.

Come sottolinea Amit Borsok, CEO e cofounder di AccessiWay, superare queste barriere non è solo un imperativo etico, ma un investimento strategico per una società più inclusiva, equa e competitiva.

La sfida attuale è tradurre la sensibilità e la consapevolezza in azioni concrete, promuovendo standard di accessibilità elevati e incoraggiando un design digitale centrato sull’utente, che metta al primo posto le esigenze di ciascuno.

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