La recente approvazione, in Terza Commissione del Consiglio provinciale di Trento, di un emendamento inserito nel disegno di legge 70, collegato alla legge di bilancio, segna un punto di svolta nella gestione della coesistenza uomo-orso in un territorio sempre più provato da incontri ravvicinati e potenzialmente pericolosi.
L’iniziativa, che prevede la fornitura di spray anti-orso a corpi di polizia locale e volontari della Protezione civile, si configura come risposta pragmatica a un problema di sicurezza pubblica in rapida evoluzione, ma solleva anche questioni etiche e operative di notevole complessità.
L’introduzione di questo strumento, sebbene presentata come misura cautelativa, necessita di essere analizzata nel contesto più ampio della problematica orso bruno marsicano, una specie protetta e simbolo della biodiversità alpina, la cui distribuzione e comportamento sono influenzati da fattori ambientali, antropici e demografici.
L’incremento della popolazione di orsi, un successo della conservazione, ha inevitabilmente aumentato la probabilità di interazioni con le attività umane, soprattutto in aree montane dove la disponibilità di risorse alimentari naturali può essere variabile.
La decisione di equipaggiare gli operatori con spray anti-orso non è isolata.
Precede un dibattito aperto sulla gestione del conflitto uomo-fauna selvatica, che coinvolge esperti di comportamento animale, veterinari, rappresentanti delle comunità locali e funzionari governativi.
Si discute di strategie di prevenzione, come la gestione dei rifiuti per ridurre l’attrattiva per gli orsi, l’educazione del pubblico sulla corretta condotta in aree a rischio e l’implementazione di sistemi di monitoraggio per anticipare e mitigare i potenziali incontri.
Il provvedimento, per sua natura, richiede una regolamentazione precisa e rigorosa.
L’accordo con la Protezione civile nazionale è cruciale per definire protocolli operativi standardizzati e garantire che l’accesso allo spray sia limitato a personale qualificato.
La necessità di requisiti stringenti, equiparabili a quelli richiesti per il porto d’armi, sottolinea la natura potenzialmente pericolosa dello strumento e l’importanza di un utilizzo responsabile e mirato.
Si pone, quindi, la sfida di bilanciare l’imperativo di sicurezza pubblica con la tutela del benessere animale e il rispetto della normativa vigente sulla protezione della fauna selvatica.
La questione sollevata non è semplicemente tecnica, ma anche culturale e politica.
Richiede una riflessione approfondita sui valori che guidano la gestione del territorio e sulle responsabilità che gravano sulla collettività.
L’introduzione dello spray anti-orso può rappresentare un segnale di cambiamento, ma il successo della strategia dipenderà dalla capacità di integrare questa misura con un approccio olistico che promuova la coesistenza pacifica tra uomo e orso, basato sulla conoscenza, la prevenzione e il rispetto reciproco.
La sfida è trovare un equilibrio che protegga la sicurezza delle persone senza compromettere la conservazione di una specie iconica del nostro patrimonio naturale.









