Un medico pediatra, di 76 anni, operante con contratto a tempo determinato – una figura sempre più diffusa per compensare le criticità croniche del sistema sanitario – è attualmente al centro di un’indagine per la tragica scomparsa di una bambina di due anni, residente a Borgo Valbelluna.
La piccola, dopo essere stata visitata e dimessa dal pronto soccorso, è deceduta sabato scorso.
L’episodio solleva questioni complesse e interconnesse, che vanno ben oltre la singola vicenda personale del medico coinvolto.
Il ricorso a figure professionali come quella del “gettonista” – termine che denota una forma di precarietà e discontinuità nel rapporto di lavoro – è sintomo di una profonda crisi strutturale che affligge il Servizio Sanitario Nazionale.
Queste figure, spesso anziane e con una vasta esperienza, vengono chiamate a colmare vuoti di personale, assumendo responsabilità considerevoli in contesti spesso caratterizzati da risorse limitate e carichi di lavoro eccessivi.
La vicenda non può essere interpretata isolatamente, ma come un campanello d’allarme che evidenzia le conseguenze di un sistema in affanno.
La carenza di pediatri, in particolare, è un problema endemico in molte aree del Paese, che porta a un aumento della pressione sui medici in servizio e a una riduzione dei margini di sicurezza nella diagnosi e nel trattamento.
L’uso di contratti a tempo determinato, sebbene necessario per far fronte alle emergenze, rischia di compromettere la continuità dell’assistenza e la qualità del servizio offerto alla comunità.
L’indagine in corso dovrà accertare le cause del decesso della bambina, escludendo o confermando eventuali negligenze o errori diagnostici.
Tuttavia, è fondamentale che si guardi anche al contesto più ampio in cui si è verificata la tragedia: un sistema sanitario sotto pressione, con risorse insufficienti e un diffuso precariato che mettono a rischio la salute dei cittadini.
L’episodio di Borgo Valbelluna richiede una riflessione seria e urgente sulle priorità del Paese, investendo in modo mirato nel potenziamento del personale sanitario, nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro e nella promozione di una medicina di prossimità, capace di garantire un’assistenza adeguata a tutti i bambini e le famiglie, senza compromettere la sicurezza e il benessere dei professionisti che vi operano.
È necessario evitare che simili tragedie si ripetano, proteggendo la salute dei bambini e preservando la credibilità del Servizio Sanitario Nazionale.








