Un ottantunenne residente in provincia di Asti, rientrato da un viaggio turistico in Etiopia, si trova attualmente in osservazione al reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Cardinal Massaia, a seguito del sospetto di contrarre la febbre emorragica di Marburg.
L’allarme è scattato giovedì mattina, quando l’uomo si è presentato al pronto soccorso manifestando una sintomatologia che rientra nei possibili segnali di questa patologia virale altamente contagiosa.
La febbre emorragica di Marburg, un virus filovirico simile all’Ebola, presenta un periodo di incubazione che può variare, ma che in genere richiede circa tre giorni prima che i primi sintomi si manifestino.
Durante questo periodo di latenza, il virus si replica all’interno dell’organismo senza destare sospetti, rendendo cruciale un’attenta sorveglianza nei viaggiatori provenienti da aree endemiche.
L’Etiopia, come altre nazioni africane, sta affrontando focolai ricorrenti di questa malattia, alimentati da fattori ambientali, socio-economici e dalla persistente presenza del virus tra le specie animali, in particolare pipistrelli frugivori che rappresentano il serbatoio naturale del Marburg.
Il rischio di trasmissione all’uomo avviene attraverso contatto diretto con fluidi corporei infetti (sangue, secrezioni, vomito) o con superfici contaminate.
Immediatamente dopo la segnalazione, il paziente è stato posto in isolamento rigoroso per prevenire qualsiasi potenziale trasmissione ad altri pazienti e al personale sanitario.
Un protocollo specifico, basato su misure di controllo dell’infezione avanzate, è stato implementato, includendo l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) e la disinfezione accurata degli ambienti.
I familiari dell’uomo sono stati informati e, al momento, non presentano sintomi e non sono stati ricoverati.
L’Asl di Asti sottolinea l’importanza di distinguere tra febbre emorragica di Marburg ed Ebola, due patologie correlate ma distinte.
La diagnosi definitiva richiede test di laboratorio specifici, e il caso attuale rimane classificato come “sospetto” fino all’arrivo dei risultati degli esami ematici, che sono stati inviati all’Istituto Spallanzani di Roma, centro di riferimento nazionale per le malattie infettive ad alta trasmissibilità.
Questi test, basati su tecniche avanzate di biologia molecolare (come la PCR), permettono di identificare la presenza del virus e di confermare o escludere la diagnosi.
La situazione è monitorata costantemente dal personale medico specializzato del reparto di Malattie Infettive, che sta conducendo una valutazione clinica approfondita e raccogliendo un’anamnesi dettagliata del viaggio e delle possibili esposizioni.
Il nuovo primario di infettivologia, Filippo Depani, è atteso in mattinata per una visita specialistica volta a definire la strategia di gestione del caso.
La tempestività della diagnosi e l’implementazione di misure di controllo dell’infezione sono fondamentali per contenere la diffusione della malattia e garantire la sicurezza della comunità.








