Avvocato condannato per la morte dei suoi cani: annuncia ricorso

Marco Battellini, 65 anni, avvocato di Macerata, contesta con veemenza la sentenza che lo condanna per la morte dei suoi tre amati setter irlandesi.
La decisione, emessa ieri dal giudice Paola Moscaroli del tribunale di Ancona, reca una pena di otto mesi con sospensione dell’esecuzione, a seguito di un procedimento giudiziario che ha sollevato interrogativi profondi sulla natura delle prove e sul rapporto tra uomo e animale.
L’accusa, centrata sulla scoperta dei tre cani deceduti nel giardino della sua abitazione a Sirolo (Ancona) il 6 febbraio 2021, si è basata su un quadro indiziario che la difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Bora e Marco Manfredi, definisce insufficiente a sostenere una condanna.
L’elemento cruciale della disputa risiede nell’interpretazione della perizia medico-veterinaria, redatta dal consulente del pubblico ministero.
Questa, secondo i legali di Battellini, presenta incongruenze metodologiche e interpretative, e non fornisce una prova certa di avvelenamento come causa del decesso.
La sentenza, pertanto, si fonda su un’inferenza di colpa, un meccanismo giuridico delicato che richiede un elevato grado di certezza.
La difesa argomenta che tale certezza manca nel caso in esame, e che l’assenza di prove dirette ha portato a una conclusione affrettata e ingiusta.

La questione solleva, in realtà, una riflessione più ampia sul ruolo della presunzione di innocenza e sulla necessità di distinguere tra sospetto e prova in ambito giudiziario.
Marco Battellini, profondamente turbato dall’accusa e dalla condanna, ha reiteratamente espresso la sua innocenza, sottolineando il legame affettivo inequivocabile che lo univa ai suoi cani.
Questi non erano, a suo dire, meri animali domestici, ma membri integranti della sua famiglia, un concetto che riflette una visione sempre più diffusa del rapporto tra uomo e animale da compagnia, in cui si riconosce un valore emotivo e relazionale paragonabile a quello dei legami umani.
L’avvocato Battellini ha annunciato il ricorso in appello, confidando in una revisione della sentenza alla luce di una valutazione più accurata delle prove e considerando il contesto emotivo e affettivo che ha caratterizzato la sua relazione con i suoi cani.
Il caso, al di là della sua dimensione specifica, si pone come un esempio emblematico delle sfide che emergono quando il diritto tenta di interpretare e valutare le complesse dinamiche che regolano il rapporto tra l’uomo e il mondo animale, un rapporto sempre più centrale nella nostra società.
La vicenda stimola una discussione necessaria sulla responsabilità, la colpa e l’interpretazione delle prove, specialmente quando si tratta di relazioni affettive così intense e profonde.

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