A Genova, si ufficializza la nascita del Comitato Territoriale per il ‘No’ alla riforma della giustizia, una risposta concreta all’avanzamento di un provvedimento che, secondo i suoi sostenitori, mira a velocizzare i processi e modernizzare il sistema giudiziario, ma che, per i membri del comitato, rischia di compromettere i pilastri fondamentali dello Stato di diritto.
A guidare questa iniziativa è la figura di Alessandra Galli, magistrata in pensione la cui storia personale è profondamente intrecciata con le ferite della giustizia italiana.
Figlia di Guido Galli, giudice assassinato nel 20 marzo 1980 dall’organizzazione terroristica Prima Linea, Alessandra Galli incarna un’eredità di impegno verso la legalità e l’indipendenza della magistratura.
La sua carriera, costellata da incarichi cruciali come pubblico ministero e giudice, sia nel settore penale che civile, le ha permesso di acquisire una visione articolata e disincantata del funzionamento del sistema giudiziario.
Il comitato, consapevole della complessità del dibattito, si pone l’obiettivo di fornire un’analisi approfondita e un’opposizione argomentata alla riforma.
In sinergia con la sezione ligure dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), presieduta dal sostituto procuratore Federico Manotti, il comitato intende comunicare ai cittadini i rischi che la riforma comporta per l’equilibrio dei poteri e l’autonomia della magistratura.
“Il sistema attuale,” dichiara Galli, “pur presentando margini di miglioramento, si fonda su un delicato equilibrio di forze, un contrappeso di controlli reciproci che ne garantiscono l’imparzialità e l’indipendenza.
” La riforma, a suo avviso, destabilizzerebbe questo equilibrio, indebolendo uno degli organi di controllo costituzionale e aprendo la strada a derive potenzialmente pericolose, dove logiche politiche potrebbero prevalere sulla legalità.
L’esperienza di Galli, che culminò con la presidenza del collegio della Corte d’Appello di Milano nel caso Berlusconi, le conferisce una prospettiva unica per comprendere le implicazioni della riforma.
Un provvedimento che, contrariamente alle promesse, non risolverebbe i problemi di lentezza dei processi, non permetterebbe di correggere gli errori giudiziari e non eliminerebbe i fenomeni di correntismo che affliggono la magistratura.
Riflettendo sulla vicenda personale del padre, Galli esprime un interrogativo che aleggia nel suo animo: “Mi chiedo spesso come papà giudicherebbe questa riforma.
” Tuttavia, rifiuta di attribuire al padre un’opinione predefinita, sottolineando l’importanza di aderire ai principi costituzionali, alcuni dei quali ancora in attesa di piena attuazione.
La sua dedizione ai principi costituzionali rappresenta una guida imprescindibile per l’azione del comitato.
Il comitato territoriale è composto da figure di spicco nel mondo giudiziario, tra cui il pubblico ministero Andrea Ranalli, la giudice Paola Faggioni, il magistrato in pensione Roberto Braccialini e altri professionisti.
Per un coinvolgimento capillare sul territorio, sono stati designati referenti per diverse aree, come Imperia, Savona, Spezia e Massa.
La partecipazione della società civile è garantita dalla presenza di figure accademiche di rilievo, tra cui il professore emerito Vincenzo Roppo e i docenti universitari Massimo Ferrante e Mitja Gialuz, a testimonianza della necessità di un confronto aperto e ampio sul futuro della giustizia italiana.
L’obiettivo primario è quello di stimolare un dibattito costruttivo, fornendo agli elettori gli strumenti necessari per comprendere appieno le conseguenze di una riforma che rischia di alterare in modo significativo i fondamenti del sistema giudiziario.









