Scimpanzé sequestrato: traffici illegali e sofferenza.

Il recente intervento del nucleo Cites di Catania e Cassibile, in sinergia con i veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa, ha portato a un sequestro che solleva interrogativi profondi sul commercio illegale di fauna selvatica e sul benessere animale.
Al centro dell’operazione, un esemplare di *Pan troglodytes*, uno scimpanzé di circa tre anni e mezzo, rinvenuto in condizioni che configurano una chiara violazione delle normative sulla protezione delle specie minacciate.
La complessità del caso, che trascende la mera illegalità del possesso, riflette una rete globale di traffici illeciti, alimentata da un mercato nero che ignora la convivenza responsabile con il regno animale.
Lo scimpanzé, appartenente a una delle specie più vulnerabili e a cui è applicata la Convenzione di Washington, era detenuto in una situazione di privazione della libertà, in condizioni inadeguate e senza alcuna autorizzazione, e in un contesto di maltrattamento, sia esso fisico o psicologico.
L’animale, in materia, era ingiustamente legato con una catena, una sottomissione che non può non essere, e che ci riferiamo ad uno stato di sofferenza di testamento.
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riflessiriflessirineneitempoe ari etemporirtemporie che, a giudizio dei veterinari intervenuti, generavano in sé comportamenti anomali, indicatori evidenti di profonda sofferenza psicologica e, purtroppo, una lesione significativa nella zona inguinale, conseguenza diretta delle restrizioni imposte.
La provenienza dell’animale, come ammesso dal proprietario, risale a Malta, dove è stato acquisito attraverso canali illegali, un tassello che evidenzia la natura transnazionale del commercio di fauna selvatica e la necessità di una maggiore cooperazione internazionale per contrastare tali attività.

L’uomo, ora denunciato per maltrattamento di animali e detenzione illecita, dovrà rispondere delle proprie azioni in sede giudiziaria.
Il percorso successivo ha visto il trasferimento dello scimpanzé presso l’ospedale veterinario dell’Università di Messina per le cure immediate, e successivamente, grazie all’intervento del Raggruppamento Carabinieri Cites di Roma, è stato ricollocato nel Bioparco di Roma, struttura riconosciuta e autorizzata alla custodia di specie protette.

Qui, un team di esperti etologi inizierà un complesso programma di recupero volto a reinserire l’animale in un contesto sociale appropriato, offrendo la possibilità di una nuova vita, lontana dalla sofferenza e dalla privazione della libertà.

Questo caso non è un evento isolato, ma un campanello d’allarme che sottolinea l’importanza di rafforzare le misure di controllo del commercio di fauna selvatica, aumentare la consapevolezza del pubblico riguardo al benessere animale e promuovere un approccio etico e responsabile nei confronti del regno naturale, per garantire la protezione di specie vulnerabili e contrastare un traffico spesso alimentato da dinamiche criminali complesse.

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