La complessa operazione di riappropriazione del patrimonio di parcheggi ad Ascoli Piceno si trova a navigare in acque sempre più incerte, segnando una svolta strategica che solleva interrogativi e preoccupazioni.
Dopo un percorso burocratico estenuante, protratto per oltre diciotto mesi tra bandi, comunicazioni ufficiali e preparativi amministrativi, l’amministrazione comunale ha deciso di modificare radicalmente l’approccio, coinvolgendo Ascoli Reti Gas nella gestione post-riscatto di aree di sosta precedentemente gestite da Saba.
Questa improvvisa inversione di rotta, percepita da alcuni come una manovra a sorpresa, non è supportata, a detta del segretario provinciale del Partito Democratico, Francesco Ameli, da una solida base di analisi economico-finanziaria.
La proposta prevede l’istituzione di una nuova società partecipata specificamente dedicata alle reti del gas, il trasferimento delle quote societarie esistenti e, contestualmente, l’affidamento della gestione dei parcheggi a un’altra entità legata al settore del gas.
Una struttura definita da Ameli come un intricato dedalo amministrativo, potenzialmente opaco e privo di trasparenza.
L’operazione, nella sua attuale concezione, appare insostenibile sia dal punto di vista economico che logico.
L’ipotesi di riacquistare il controllo dei parcheggi implica la cessione di uno degli asset strategici più preziosi in possesso del Comune, una decisione presa senza la predisposizione di un business plan dettagliato e convincente.
Questa scelta rischia di compromettere l’equilibrio finanziario dell’ente, esponendolo a potenziali rischi futuri.
La mancanza di un business plan, a parere di Ameli, rappresenta il nodo cruciale dell’intera vicenda.
La Corte dei Conti, organo di controllo pubblico, ne richiede la presentazione per garantire la correttezza e la sostenibilità delle operazioni.
Allo stesso modo, i cittadini hanno il diritto di essere informati in modo chiaro e completo sulle implicazioni economiche di un’iniziativa di tale portata.
L’amministrazione, finora, non ha fornito risposte adeguate, alimentando sospetti e perplessità.
L’assenza di un piano industriale dettagliato impedisce una valutazione accurata dei costi reali dell’operazione e dei benefici attesi per la collettività.
Non si può procedere con un investimento di ingenti risorse finanziarie senza fornire alla città una proiezione chiara e trasparente delle ricadute economiche e sociali.
La trasparenza e la partecipazione attiva dei cittadini dovrebbero essere principi fondamentali in un’operazione così delicata e rilevante per il futuro del territorio.
La decisione di modificare radicalmente l’approccio, senza un adeguato supporto tecnico-economico, solleva seri dubbi sulla reale sostenibilità e la correttezza dell’intera iniziativa.
L’urgenza percepita richiede un’analisi più approfondita e un dibattito pubblico aperto e costruttivo.








