A Trieste, un gesto simbolico e potente ha interrotto la routine urbana: le acque del canale di Ponterosso, come in altre località italiane, si sono tingere di un verde intenso, a testimonianza della crescente inquietudine e della veemente protesta di Extinction Rebellion contro il devastante ecocidio in atto.
L’azione, orchestrata con precisione, ha visto la colorazione delle acque combinata con lo spiegamento di uno striscione, un messaggio chiaro e visibile rivolto all’attenzione pubblica e alle istituzioni.
L’atto, pur nella sua apparente semplicità, rappresenta un grido d’allarme che si aggiunge a un coro globale di voci che denunciano l’emergenza climatica e le sue conseguenze sempre più tangibili.
Il verde, colore della natura, della speranza e della resilienza, assume in questo contesto una valenza particolare: un monito a proteggere ciò che rimane, a invertire rotta prima che sia troppo tardi.
L’azione non è solo estetica, ma un atto di disobbedienza civile mirato a rompere l’inerzia, a stimolare un dibattito urgente e a sollecitare cambiamenti concreti nelle politiche ambientali.
L’impatto dell’ecocidio, che va ben oltre la semplice alterazione del paesaggio, si manifesta in fenomeni meteorologici estremi, perdita di biodiversità, innalzamento del livello dei mari e migrazioni climatiche.
Extinction Rebellion, attraverso azioni come questa, intende sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di una transizione rapida verso un modello di sviluppo sostenibile, basato sulla riduzione drastica delle emissioni di gas serra, sulla protezione degli ecosistemi e sulla promozione di un’economia circolare.
Le azioni di protesta, spesso caratterizzate da elementi di disobbedienza civile, sono giustificate dagli attivisti come l’unico modo efficace per far sentire la voce di chi si sente ignorato dai meccanismi decisionali tradizionali.
Il rischio di conseguenze legali, come dimostra l’accompagnamento in Questura di sette persone coinvolte nell’azione, è un prezzo che gli attivisti sono disposti a pagare per la causa che perseguono.
La reazione delle autorità, e l’attenzione che il media riserva a queste proteste, riflettono la complessità della questione ambientale, che coinvolge non solo aspetti scientifici ed economici, ma anche valori etici e responsabilità sociale.
La colorazione delle acque di Trieste, come altre azioni simili, rappresenta un campanello d’allarme che dovrebbe risuonare forte, invitando tutti a riflettere sul futuro del pianeta e sulle azioni che possiamo intraprendere, individualmente e collettivamente, per proteggerlo.
È un appello alla responsabilità, alla consapevolezza e all’azione, prima che il verde della speranza si tinga di grigio.








