La provincia di Trapani affronta una gravissima crisi idrica, un paradosso acuito dalla pioggia che cade sulla Sicilia, incapace di lenire la sete di un territorio assetato.
Al centro della drammatica situazione, la diga Garcia, ormai prossima al prosciugamento e costretta a innescare un intervento urgente da parte della Protezione Civile regionale, con l’impiego di autobotti per garantire l’approvvigionamento minimo alle comunità più vulnerabili.
La carenza non è un evento improvviso, ma il risultato di una complessa concatenazione di fattori, tra cui il ritardo nell’attivazione del dissalatore di Trapani, un impianto cruciale che avrebbe dovuto contribuire a mitigare la pressione sulle risorse idriche già a giugno-agosto.
L’entrata in funzione, prevista per oggi, con una produzione stimata tra i 96 e i 100 litri al secondo, rappresenta un piccolo sollievo, insufficiente però a colmare il vuoto lasciato dalla quasi totale assenza di acqua proveniente dalla diga Garcia.
Le accuse di una gestione politica inefficace si fanno sempre più pressanti.
I sindaci dell’ATI Idrico di Trapani denunciano scelte poco coordinate e una priorità distorta, lamentando la mancata considerazione delle esigenze vitali della collettività.
Un rilascio di circa 4,5 milioni di metri cubi d’acqua per l’irrigazione durante l’estate e l’autunno, secondo i sindaci, ha compromesso irrimediabilmente le riserve idriche destinate all’approvvigionamento autunno-invernale.
La gestione, secondo le accuse, non ha tenuto conto delle previsioni di emergenza, mettendo a rischio l’approvvigionamento delle comunità, delle imprese e del settore turistico.
La diga Garcia alimenta Siciliacque, la società regionale che gestisce la rete idrica e rifornisce una ventina di comuni.
L’acqua, secondo il sindaco Tranchida, avrebbe dovuto essere destinata prioritariamente al consumo umano, riconoscendo la preminenza del diritto alla vita rispetto alle necessità agricole, sebbene queste ultime siano importanti.
La prospettiva di un completo esaurimento della diga Garcia accentua l’urgenza di soluzioni strutturali.
Un altro elemento critico riguarda la manutenzione insufficiente dei corsi d’acqua tributari della diga, aggravando la situazione di carenza.
In questo scenario di emergenza, diversi comuni si sono rivolti a Trapani, che dispone di pozzi autonomi nella zona di Bresciana, ripristinati grazie ai fondi destinati all’emergenza.
Per consentire una più equa distribuzione delle risorse, è indispensabile realizzare un collegamento tra la diga Garcia e la diga Arancio.
Tale intervento, tuttavia, comporta una sospensione prolungata dell’erogazione dai pozzi di Bresciana, con un conseguente allungamento dei turni idrici a Trapani, che passeranno da un giorno sì e uno no a ben quattro giorni di stop.
La Protezione Civile regionale ha attivato un centro di coordinamento in sede permanente a Trapani, predisponendo un piano straordinario di supporto ai comuni colpiti, con l’invio di autobotti e mezzi di distribuzione.
La distribuzione sarà modulata in base ai turni idrici, alla densità abitativa e alle richieste dei sindaci, cercando di garantire un approvvigionamento minimo essenziale.
La crisi idrica di Trapani rappresenta una sfida complessa, che richiede un approccio integrato e una revisione delle politiche di gestione delle risorse idriche, al fine di prevenire nuove emergenze e assicurare un futuro sostenibile per il territorio.








