Orvieto, rimosse le vetrate: un atto per salvare il Duomo

La rimozione delle vetrate protettive che per quarant’anni hanno schermato i delicati bassorilievi della facciata del Duomo di Orvieto segna una tappa cruciale nella complessa storia di conservazione di questo straordinario monumento.

La decisione, assunta dall’Opera del Duomo su esplicita richiesta della Soprintendenza dell’Umbria, non è frutto di un impulso arbitrario, bensì una necessità tecnica impellente, come ha chiarito Andrea Taddei, presidente dell’Opera stessa.

L’installazione di queste barriere antisfondamento, risalente al 1985, era stata una risposta diretta all’atto vandalico del 1981, un evento traumatico che aveva visto la profanazione di cinque teste scolpite, simbolo della fragilità del patrimonio artistico di fronte all’incuria e alla malizia umana.
In quell’occasione, la ricostruzione integrale di una delle teste danneggiate rappresentò un’imperdibile lezione sulla precaria natura della bellezza e sulla responsabilità nella sua tutela.

Tuttavia, il tempo ha operato un’ulteriore erosione, non solo sul tessuto marmoreo, ma anche sui sistemi di protezione.

I perni di fissaggio delle vetrate, inavvertitamente, avevano iniziato a compromettere la stabilità della cornice, generando microfratture e sollecitazioni strutturali che, se ignorate, avrebbero potuto innescare danni irreversibili.

La rimozione delle vetrate, quindi, si configura non come un ritorno al passato, ma come un atto necessario per garantire la sopravvivenza a lungo termine del monumento.

L’assenza delle barriere lascia ora una cicatrice visibile sulla pietra, un segno tangibile dell’intervento umano, ma apre anche la strada a una nuova fase di indagine e innovazione.
L’Opera del Duomo, in stretta collaborazione con la Soprintendenza e l’Istituto centrale per il restauro, sta studiando soluzioni alternative, focalizzandosi su un approccio olistico che tenga conto non solo della protezione fisica delle sculture, ma anche della gestione del microclima, della prevenzione del contatto fisico e dell’integrazione estetica con la facciata.

L’obiettivo è sviluppare un sistema di deterrenza sofisticato, che impieghi tecnologie avanzate e materiali innovativi, senza compromettere l’autenticità e la bellezza del monumento.

Il dibattito si concentra ora sull’individuazione di un sistema che possa sostituire le vetrate, considerate ormai inadatte a rispondere alle esigenze di conservazione contemporanee.

Si valutano opzioni che spaziano dall’impiego di barriere fisiche discrete e facilmente removibili, a sistemi di monitoraggio continuo e illuminazione mirata, capaci di dissuadere i potenziali vandali e di valorizzare l’opera d’arte.
L’orizzonte temporale prefissato per la definizione di questa nuova strategia di protezione, Pasqua 2026, testimonia l’impegno concreto delle istituzioni coinvolte e la consapevolezza dell’urgenza della questione.

Nel frattempo, il Duomo di Orvieto, con la sua imponente maestosità e il suo profondo significato religioso e culturale, continua a esercitare un forte richiamo, consolidando il suo ruolo di fulcro dell’identità orvietana e di patrimonio artistico di inestimabile valore per l’Italia e il mondo.
L’anno giubilare del 2025 ha ulteriormente amplificato questo flusso di visitatori, animando il Duomo con la partecipazione di un pubblico variegato, sospeso tra devozione spirituale e ammirazione estetica.

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