Il Tribunale di Sorveglianza di Perugia ha confermato la revoca del beneficio della semilibertà a Gilberto Cavallini, figura chiave nel contesto della strage di Bologna del 2 agosto 1980, condannato in via definitiva all’ergastolo.
Questa decisione, originariamente emessa dal magistrato di sorveglianza di Spoleto, riapre un capitolo complesso e delicato all’interno del procedimento giudiziario che coinvolge l’ex membro del Nucleo Armato Rivoluzionario (NAR).
Cavallini, precedentemente detenuto a Terni, è ora ristretto nel carcere di Rebibbia, a Roma.
La decisione di revoca, contestata dal difensore, l’avv. Gabriele Bordoni, ha innescato un ricorso in Cassazione volto a ottenere l’annullamento dell’ordinanza.
Il ricorso evidenzia come la perdita del beneficio semilibertà influisca significativamente sul percorso di reinserimento sociale del condannato, sollevando interrogativi sulla proporzionalità della misura alla luce della sua condotta carceraria e alle dinamiche del processo.
Parallelamente alla vicenda della semilibertà, si protrae un’altra battaglia legale riguardante la determinazione della durata dell’isolamento diurno che Cavallini deve scontare.
In precedenza, la Corte d’Assise d’appello aveva aumentato la durata di tale isolamento a tre anni, il limite massimo previsto dalla legge.
Questa decisione è stata anch’essa impugnata, aprendo un’indagine più approfondita sulle modalità e i criteri applicativi di questa misura restrittiva.
L’esame della documentazione relativa all’isolamento diurno ha rivelato un’incongruenza procedurale: la Corte d’Assise d’appello aveva basato la sua decisione su atti datati fino al 1° agosto 1986, trascurando una fase cruciale antecedente, considerando che Cavallini era già detenuto dal settembre 1983.
La Corte, dunque, ha disposto l’acquisizione di informazioni dettagliate riguardanti le condizioni del luogo di detenzione e il regime detentivo applicato a Cavallini dal 12 settembre 1983 al 1° agosto 1986.
Nonostante la trasmissione di una parte della documentazione richiesta, i giudici hanno rilevato una lacuna informativa, giudicando il materiale fornito non esaustivo.
La Corte ha quindi imposto una nuova scadenza, fissata per l’11 dicembre, per la trasmissione di tutti i documenti necessari, con l’intenzione di riprendere l’incidente di esecuzione il 18 dicembre.
Questa complessa sequenza di eventi sottolinea la delicatezza e la complessità dei processi che coinvolgono figure legate a eventi traumatici come la strage di Bologna.
La vicenda non si limita alla mera applicazione di sanzioni, ma solleva questioni più ampie legate ai diritti dei detenuti, alla proporzionalità delle misure restrittive e alla necessità di garantire un processo equo e trasparente, anche a distanza di decenni dagli eventi.
La ricerca di informazioni e la verifica delle condizioni di detenzione sottolineano l’importanza di ricostruire accuratamente il quadro storico e giuridico che ha segnato la vicenda di Cavallini e il suo percorso giudiziario.








