La sospensione della registrazione della delibera Cipess da parte della Corte dei Conti solleva interrogativi e richiede un’analisi approfondita, come giustamente sottolineato dal Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
La decisione, comunicata in via preliminare, impone ora un’attenta valutazione delle motivazioni che hanno portato a questo “freno” istituzionale, un atto che nega, per il momento, il via libera definitivo al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.
L’importanza di questa infrastruttura strategica è ampiamente riconosciuta a livello nazionale e regionale, rappresentando un nodo cruciale per lo sviluppo socio-economico del Mezzogiorno e per la connessione infrastrutturale tra Sicilia e Calabria.
L’ostacolo sollevato dalla Corte dei Conti, pertanto, non è semplicemente una questione burocratica, ma incide direttamente sulla realizzazione di un’opera che aspira a ridurre le disparità territoriali, a favorire la mobilità sostenibile e a stimolare la crescita economica.
È imprescindibile comprendere il quadro normativo e finanziario che ha portato a questa decisione.
La Corte dei Conti, garante della legalità e della corretta gestione delle risorse pubbliche, esercita un ruolo di controllo fondamentale, e le sue osservazioni meritano la massima considerazione.
Potrebbero riguardare aspetti legati alla sostenibilità finanziaria del progetto, alla conformità con le normative ambientali, alla correttezza delle procedure di affidamento dei lavori o alla trasparenza nella gestione dei costi.
La promessa di avviare i cantieri a inizio anno, espressa dal Ministro Salvini, rimane un obiettivo ambizioso che dipenderà dalla rapidità e dalla qualità delle risposte che saranno fornite alla Corte dei Conti.
È necessario un dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte: Governo, Regione, Cipess e, naturalmente, la Corte stessa, per chiarire le criticità sollevate e individuare soluzioni condivise che permettano di superare l’ostacolo.
Inoltre, il caso del Ponte sullo Stretto deve innescare una riflessione più ampia sulla necessità di semplificare le procedure burocratiche per la realizzazione di opere pubbliche complesse, garantendo al contempo la massima trasparenza e l’efficace controllo da parte degli organi di garanzia.
L’operosità di un’opera di questa portata richiede una visione strategica a lungo termine, capacità di programmazione accurata e una governance solida che coinvolga tutti gli attori rilevanti.
Un’opera come il Ponte sullo Stretto, per realizzare pienamente il suo potenziale, deve essere più di una semplice infrastruttura: deve essere un catalizzatore di sviluppo, un simbolo di coesione nazionale e un esempio di innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale.








