Il peso di un silenzio primordiale ha oppresso la comunità di Muggia, un’assenza di parole forzata, simile all’improvviso shock che priva il respiro.
Un silenzio, tuttavia, che se lasciato privo di significato, rischia di trasformarsi in un vuoto insondabile, un abisso che soffoca ogni speranza, ogni scintilla di vita.
Per questo, il parroco, don Andrea Destrardi, ha cercato, in nome della comunità, di rompere questa morsa, offrendo parole che fossero più di semplici suoni, ma un tentativo di dare senso all’indicibile.
Il funerale del piccolo Giovanni Trame, strappato alla vita a soli nove anni dalla mano della madre, Olena Stasiuk, ha visto una folla immensa riversarsi in piazza, un mare di volti segnati dal dolore e dalla sgomenta incredulità.
Molti non trovarono posto all’interno del Duomo, ma rimasero all’esterno, esposti alla pioggia, per partecipare alle esequie attraverso gli altoparlanti, testimoniando l’urgenza di condividere il lutto e cercare un appiglio in una fede che sembrava vacillare.
La comunità cristiana, profondamente scossa, si era già raccolta in preghiera pochi giorni prima, un tentativo di contenere l’angoscia e di invocare consolazione.
Lo sguardo di don Destrardi si è posato sulla casa di Piazza Marconi, teatro di questa tragedia incomprensibile, un punto fermo nel paesaggio del dolore.
In questi giorni, ha ripetuto, è inutile cercare spiegazioni razionali: il male non si comprende, si combatte.
È una battaglia interiore, una sfida alla resilienza umana e alla fede.
La navata centrale, illuminata dalla fioca luce delle candele, ospitava la bara di Giovanni.
Una fotografia sorridente, catturata in un momento felice, giaceva accanto a un grande mazzo di rose bianche, simbolo di purezza e innocenza perduta.
Un pallone da calcio, testimone delle sue passioni giovanili, e la sua maglietta da calcio, giacevano accanto ai fiori.
Il padre, Paolo, visibilmente provato, ha ricevuto innumerevoli segni di affetto e sostegno da parte dei presenti.
Tra loro, il sindaco di Muggia, Paolo Polidori, la giunta comunale, il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, a dimostrazione del cordoglio che si estende al di là dei confini locali.
I suoi compagni di scuola, con gli occhi lucidi, offrivano un silenzioso tributo all’amico perduto.
L’omelia di don Destrardi, oltre a onorare la memoria di Giovanni, ha voluto ricordare anche Elia, un altro bambino, ucciso in Salento pochi giorni dopo, vittima di una simile tragedia.
“Li pensiamo in paradiso, insieme a giocare”, ha concluso il parroco, offrendo un barlume di speranza e una visione di pace eterna, in un mondo sconvolto da un’atroce e incomprensibile violenza.
Il ricordo di questi bambini perduti è un monito, un appello a proteggere l’innocenza e a coltivare un futuro dove l’amore e la compassione prevalgano sull’odio e sulla disperazione.








