A Lecce, sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è inaugurata la 38esima Assemblea Generale dell’Unione Province Italiane (UPI), un evento cruciale per il futuro delle istituzioni provinciali.
L’appuntamento, intitolato “Le Province aperte al futuro”, si è svolto presso il Teatro Apollo, accogliendo presidenti provinciali, sindaci, consiglieri delegati e rappresentanti del governo e del Parlamento provenienti da ogni regione d’Italia.
L’accoglienza del Capo dello Stato, tra gli onori dovuti, ha segnato l’inizio di due giorni di confronto e riflessione.
L’intervento del Presidente Mattarella ha centrato il nodo cruciale di un dibattito aperto da anni: la progressiva erosione delle competenze e delle risorse delle province, un processo che, nonostante l’impegno costante degli amministratori locali, ha compromesso la capacità di garantire servizi essenziali e rispondere efficacemente alle esigenze dei cittadini.
Mattarella ha sottolineato con forza la necessità di un approccio integrato e repubblicano, che promuova la cooperazione tra istituzioni e superi le divisioni politiche.
Un intervento che chiama a una visione d’insieme, guardando al bene comune e all’efficacia dell’azione amministrativa.
Il presidente dell’UPI, Pasquale Gandolfi, ha espresso profonda gratitudine al Presidente della Repubblica per la sua presenza, interpretandola come una concreta dimostrazione del valore attribuito dalla Repubblica alle autonomie locali e alla loro capacità di contribuire allo sviluppo del Paese.
Gandolfi ha poi focalizzato l’attenzione su una questione centrale per il futuro delle province: la riforma legislativa del 2014 (Legge 56/2014), che ha creato una situazione di incertezza e ha limitato la piena operatività degli enti provinciali.
La riforma del 2014, sebbene volta a razionalizzare il sistema amministrativo, ha in realtà determinato una contrazione delle competenze provinciali, lasciando in sospeso la gestione di infrastrutture vitali per il Paese.
Basti pensare alla rete stradale provinciale, che si estende per 130.000 chilometri, alla manutenzione di 30.000 ponti e gallerie, e alla gestione di un’ampia rete di scuole secondarie superiori.
Un patrimonio strategico che rischia di essere compromesso dalla mancanza di una chiara definizione delle competenze e delle risorse.
L’assemblea di Lecce si pone quindi come un momento di ripartenza, un’occasione per avviare un confronto costruttivo con il governo e il Parlamento, al fine di definire un nuovo ruolo per le province, in grado di valorizzare le loro potenzialità e di garantire un servizio pubblico efficiente e al passo con le sfide del futuro.
Un futuro che richiede istituzioni resilienti, capaci di adattarsi ai cambiamenti e di rispondere alle esigenze di un territorio in continua evoluzione.
L’attenzione si concentra sulla necessità di restituire dignità e autonomia a un ente fondamentale per la governance del territorio italiano.






