Il 23 dicembre 1978 si incise a fuoco nella memoria collettiva palermitana, lasciando una cicatrice profonda e dolorosa.
A distanza di quasi mezzo secolo, l’amministrazione comunale ha finalmente dedicato un atto di memoria solenne e tangibile alle 108 vittime del disastro aereo di Punta Raisi, un evento che ha segnato una delle pagine più cupe della storia della città.
La cerimonia, tenutasi nei giardini di Villa Niscemi, ha visto la scopertura di una targa commemorativa e la piantumazione di un ulivo secolare, scelte simboliche che trascendono il mero gesto formale.
La targa, posizionata in un luogo di raccoglimento e riflessione, rappresenta un punto di riferimento per i familiari, per la comunità e per le future generazioni, un monito costante affinché la memoria non svanisca nel tempo.
L’ulivo, albero sacro nel Mediterraneo, emblema di pace, resilienza e longevità, è stato scelto per incarnare la continuità della vita di fronte all’orrore, la forza di un popolo che si rialza dopo la tragedia.
Le sue radici profonde, simbolo di stabilità e resistenza, affondano nel suolo palermitano, a testimonianza di un legame indissolubile con la terra e con la storia.
Il suo fogliame, sempre verde, rappresenta la speranza e la rinascita, un inno alla vita che trionfa sulla morte.
“Questo gesto, seppur tardivo, è un dovere morale nei confronti di chi ci ha preceduto”, ha affermato il sindaco Roberto Lagalla, presente insieme al presidente di Gesap, Salvatore Burrafato, e a numerosi familiari delle vittime.
“Per troppo tempo, questa ferita aperta è rimasta priva di un luogo fisico di culto, di un segno tangibile che ne custodisse la memoria.
Abbiamo il dovere di preservare la verità dei fatti, di onorare le vittime e di offrire sostegno e vicinanza ai loro cari.
“Il disastro di Punta Raisi non fu solo un incidente aereo, ma un trauma collettivo che scosse le fondamenta della società palermitana.
La mancanza di un luogo commemorativo ha contribuito a perpetuare un senso di incompiutezza e di dolore inespresso.
Questa nuova iniziativa, dunque, non si limita a un atto di pietà, ma mira a colmare una lacuna storica, a favorire la comprensione del passato e a promuovere una cultura della memoria.
La cerimonia rappresenta un passo avanti verso la riconciliazione e la guarigione, un’occasione per riflettere sul valore della vita, sulla fragilità dell’esistenza e sull’importanza di costruire un futuro basato sulla pace, sulla giustizia e sulla solidarietà.
L’ulivo, custode silenzioso di questa memoria, continuerà a crescere, a prosperare e a raccontare la storia di un popolo che non dimentica.






