Polizia di Stato: Oltre l’uniforme, l’umanità che serve.

Il calendario della Polizia di Stato 2026 si propone come una riflessione profonda sull’essenza del servizio pubblico, al di là della semplice rappresentazione istituzionale.
Il tema cardine, l’importanza di riconoscere l’umanità che si cela dietro l’uniforme, non è una mera scelta estetica, bensì un imperativo etico e operativo.

La divisa, simbolo di autorità e garanzia per i cittadini, rischia di oscurare la complessità dell’individuo che la indossa, le sue sfide, le sue motivazioni, il suo percorso personale.
Questa “de-personalizzazione”, pur funzionale alla percezione di un’istituzione solida e imparziale, può avere conseguenze negative sul benessere del singolo agente e, di riflesso, sulla qualità del servizio offerto alla collettività.

Come sottolinea il questore di Trieste, Lilia Fredella, il benessere psicologico e la serenità professionale degli operatori di polizia sono fattori cruciali per garantire un servizio efficiente e orientato al cittadino.
Riconoscere la persona dietro la divisa significa investire nella sua formazione, supportare il suo equilibrio emotivo e valorizzare il suo contributo individuale all’interno di un’organizzazione complessa.

L’uniforme è uno strumento, non una prigione.

Il calendario, attraverso le immagini evocative di Settimio Benedusi e Guido Stazzoni, si fa interprete di questa visione, cercando di intrecciare il senso del dovere professionale con la ricchezza delle esperienze personali, la forza del lavoro di squadra con la fragilità del singolo.

Non si tratta di una mera esposizione di volti, ma di un tentativo di restituire dignità e profondità a chi ogni giorno si impegna a proteggere la comunità.
Il prefetto di Trieste, Giuseppe Petronzi, ricorda come, originariamente, i calendari avessero una funzione pragmatica, legata al pagamento dei debiti e alla gestione del tempo.

Oggi, trascorsi secoli, essi hanno assunto una nuova valenza: quella di testimonianza dell’impegno costante e spesso invisibile delle forze dell’ordine.
Sono finestre aperte sulla realtà quotidiana di chi serve lo Stato, un’occasione per umanizzare un’istituzione che, per sua natura, tende a essere percepita come distante e impersonale.

La cerimonia di presentazione, con il toccante minuto di silenzio in memoria del piccolo Giovanni Trame, vittima di un drammatico evento familiare a Muggia, ha amplificato il significato simbolico dell’iniziativa.
Quel momento di raccoglimento ha ricordato, con dolore e commozione, la precarietà della vita e l’importanza di un’attenzione costante al benessere delle famiglie e alla prevenzione della violenza domestica, un compito che coinvolge l’intera comunità e in cui la Polizia di Stato ha un ruolo fondamentale.

Il calendario, in questo contesto, si configura come un monito e un invito a riflettere sulla responsabilità collettiva di costruire una società più giusta e sicura per tutti.

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