Un’amara dissonanza risuona tra l’attore Gabriele Cirilli e la sua città natale, Sulmona, alimentata dall’esclusione del cortometraggio del figlio, Mattia, dalla 43ª edizione del prestigioso Sulmona International Film Festival.
L’evento, che ambisce a celebrare l’eccellenza cinematografica internazionale, si è trovato al centro di un’aspra polemica, sollevata dall’artista, che ha espresso pubblicamente il suo profondo rammarico attraverso i canali social.
Le parole di Cirilli, intrise di delusione e incredulità, non si limitano alla semplice constatazione dell’esclusione.
Esse riflettono una percezione di ingiustizia, alimentata dalla vittoria del figlio al Foggia Film Festival, un riconoscimento che contrasta nettamente con il silenzio di Sulmona.
L’attore, in un’escalation di amarezza, annuncia una possibile “partenza” dalla città, un gesto simbolico che ne sottolinea la frattura emotiva e professionale.
La denuncia di Cirilli si estende oltre il singolo episodio, accusando l’organizzazione del festival di favoritismo e di una presunta prevalenza di “raccomandati” a discapito del talento emergente.
Un appello velato si rivolge alle istituzioni, invitandole a liberarsi dalle dinamiche politiche che, a suo dire, ne intralciano la correttezza e l’imparzialità.
La risposta dell’associazione Sulmonacinema, espressa dal presidente Marco Maiorano, si presenta come una replica formale e contenuta.
Si sottolinea come la selezione di un festival cinematografico sia un processo selettivo e necessario, data l’enorme quantità di opere provenienti da tutto il mondo.
Si evidenzia, inoltre, come non sia consuetudine che un genitore si lamenti per l’esclusione del lavoro di un figlio, soprattutto se si tratta di un giovane regista agli inizi del suo percorso.
Il sindaco di Sulmona, Luca Tirabassi, interviene per cercare di placare i toni, esprimendo dispiacere per l’intenzione di Cirilli di lasciare la città e augurandosi che possa riconsiderare la sua decisione.
Si offre disponibile a un incontro, riconoscendo il valore artistico di Cirilli e i lustri che ha apportato alla comunità sulmonese.
Tuttavia, si sottolinea anche la necessità di valutare le proposte artistiche in maniera obiettiva e senza preclusioni.
La vicenda si inserisce in un contesto di rapporti tesi tra l’attore e la sua città natale, segnato da precedenti attriti e incomprensioni.
Essa solleva interrogativi cruciali sulla natura del talento, della meritocrazia e del ruolo delle istituzioni culturali, evidenziando come la ricerca di riconoscimento e la difficoltà di costruire un percorso artistico possano generare frustrazione e incomprensioni, anche nei contesti più affettuosi.
La questione, di fatto, trascende la semplice polemica, configurandosi come un monito sull’importanza di un dialogo costruttivo e di un’accoglienza inclusiva per le nuove voci del cinema.






