L’infiltrazione della criminalità organizzata italiana, e in particolare della ‘ndrangheta, nel tessuto economico internazionale rappresenta una sfida complessa che trascende i confini nazionali.
Un’indagine congiunta, sviluppata dal Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia di Stato in collaborazione con agenzie internazionali quali Europol, Interpol, l’FBI, la DEA e rappresentanti della Commissione Europea, ha delineato un quadro preoccupante: l’espansione dell’influenza mafiosa attraverso investimenti e partecipazioni in aziende estere, sfruttando lacune normative e una certa opacità nei controlli sull’origine dei capitali.
L’indagine, presentata a Vibo Valentia alla presenza di magistrati e autorità, rivela come la ‘ndrangheta, in particolare, dimostri una notevole capacità di occultamento, preferendo strutturare investimenti all’estero in modo da minimizzare l’esposizione e la tracciabilità delle proprie attività.
Questa tendenza alla “schermatura” è facilitata dall’assenza, in molte giurisdizioni, di adeguate misure di due diligence che richiedano un’analisi approfondita del background finanziario e delle connessioni criminali dei dirigenti e dei soci di aziende con capitali di origine italiana.
Il progetto, articolato in cicli di collaborazione estesi nel tempo e con una partecipazione sempre più ampia di Paesi (Albania, Belgio, Francia, Germania, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svizzera, Ucraina, Australia, Brasile, Bulgaria, Messico, Cipro, Croazia, Slovenia, Repubblica del Kosovo, Colombia), ha evidenziato un dato significativo: pur non essendo assenti figure con precedenti penali per associazione mafiosa tra i dirigenti aziendali, la loro percentuale è sensibilmente inferiore, dimezzata circa, nelle imprese gestite da soggetti di origine calabrese.
Questa constatazione suggerisce una strategia sofisticata, volta a delegare la gestione operativa a persone apparentemente “pulite”, riducendo così il rischio di coinvolgimento diretto dei vertici mafiosi.
L’indagine sottolinea, inoltre, la necessità di una maggiore cooperazione internazionale per rafforzare i controlli sui flussi finanziari, armonizzare le normative e condividere informazioni cruciali per smantellare le reti criminali transnazionali.
La sfida non è solo di natura giuridica, ma anche culturale, richiedendo una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni e del settore finanziario riguardo ai rischi legati all’infiltrazione mafiosa nell’economia globale.
L’evoluzione di questa indagine evidenzia come la lotta alla criminalità organizzata richieda un approccio multidisciplinare e una costante aggiornamento delle strategie investigative per contrastare efficacemente l’adattabilità e l’ingegnosità delle organizzazioni criminali.






