Le dichiarazioni fornite dai legali di Andrea Sempio, gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, gettano una luce critica sulle interpretazioni emerse dalla vicenda giudiziaria riguardante l’omicidio di Chiara Poggi.
Contrariamente a quanto alcuni media hanno prospettato, i risultati relativi all’analisi del materiale genetico rinvenuto sotto le unghie della vittima non rappresentano una perizia conclusiva, bensì dati biostatistici preliminari.
La difesa sottolinea che, anche qualora tali dati fossero stati correttamente elaborati e interpretati, non ne deriverebbe una significativa alterazione della posizione del loro assistito.
La ragione principale risiede nella natura stessa del profilo genetico individuato: si tratta di un “DNA misto”, il che implica la presenza di contributi genetici provenienti da più individui.
Questa complessità rende impossibile una comparazione individualizzante, un elemento imprescindibile per stabilire con certezza l’identificazione di un autore del reato.
In altre parole, l’esistenza di DNA estraneo, anche se riconducibile a Sempio, non implica automaticamente la sua responsabilità per l’omicidio.
La questione cruciale, e attualmente assente, riguarda l’attribuzione di significato biologico al materiale genetico trovato.
Non è sufficiente stabilire che una traccia di DNA corrisponda a un determinato individuo.
È indispensabile ricostruire la dinamica dell’interazione che ha portato al trasferimento di tale materiale.
Si pone, infatti, la domanda imprescindibile: il DNA è stato trasferito a seguito di un contatto diretto tra le due persone, oppure è derivato dal contatto con un oggetto comune? E, ancora più importante, quando è avvenuto questo contatto, in relazione agli eventi che hanno condotto alla morte di Chiara Poggi?L’assenza di queste informazioni fondamentali rende qualsiasi valutazione preventiva, o giudizio anticipato basato sui soli dati biostatistici, profondamente affrettato e potenzialmente fuorviante.
La difesa insiste sulla necessità di un’indagine forense più approfondita e metodologica, che tenga conto di tutte le variabili contestuali per stabilire il nesso causale tra il materiale genetico rinvenuto e l’atto criminale.
Solo un’analisi completa e ponderata, che consideri l’intero contesto biologico e dinamico dell’evento, potrà fornire una base solida per una valutazione accurata e giustizia equa.






