La Sardegna si appresta a inaugurare una fase cruciale per la comprensione e la salvaguardia del suo patrimonio nuragico, con l’avvio ufficiale dell’Atlante della Sardegna Nuragica.
Questo ambizioso progetto, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), non si configura semplicemente come un inventario, ma come una vera e propria infrastruttura scientifica integrata, capace di reinterpretare il passato attraverso le lenti dell’innovazione tecnologica e della partecipazione attiva della comunità.
La carenza di un censimento definitivo dei nuraghi, paradossalmente, ha rappresentato il punto di partenza di questa iniziativa.
L’assenza di una cifra precisa ha evidenziato una lacuna nella capacità di proteggere adeguatamente questi testimoni di una civiltà millenaria, un deficit che l’Atlante mira a colmare con rigore scientifico e trasparenza.
Al cuore del progetto risiede il “NuragicReturn”, un geoportale interattivo che fonde dati eterogenei: immagini aeree acquisite tramite droni, rilievi topografici dettagliati, documenti d’archivio storici e, elemento innovativo e imprescindibile, le conoscenze e le segnalazioni delle comunità locali.
Questo strumento avanzato non solo faciliterà la mappatura precisa dei siti nuragici, ma fornirà anche strumenti cruciali per la valutazione dei rischi ambientali e antropici, inclusi alluvioni, frane, sismi e processi di degrado, contribuendo attivamente alla prevenzione e alla mitigazione dei danni.
Il censimento preliminare, attualmente attestato a 10.387 monumenti distribuiti in 9.410 siti, è destinato a evolvere costantemente grazie all’introduzione dell’archeologia partecipata.
Entro il 2026, i cittadini sardi saranno chiamati a partecipare attivamente, segnalando nuove scoperte, caricando fotografie, correggendo posizioni geografiche e arricchendo una banca dati collaborativa e condivisa.
Questa apertura al contributo popolare non solo aumenta la ricchezza informativa dell’Atlante, ma rafforza il senso di appartenenza e la responsabilità collettiva verso il patrimonio culturale.
Parallelamente, l’AI Archeo-Hub, il primo polo italiano dedicato all’intelligenza artificiale applicata all’archeologia, in collaborazione con le Università sarde e la Duke University, sviluppa modelli innovativi per il riconoscimento automatico dei siti, la ricostruzione tridimensionale dei monumenti e l’analisi predittiva dei processi evolutivi delle strutture nuragiche.
Queste applicazioni dell’IA promettono di rivoluzionare il modo in cui studiamo e interpretiamo il passato.
Come sottolinea Pierpaolo Vargiu, presidente dell’Associazione La Sardegna verso l’Unesco, il patrimonio nuragico non è un semplice retaggio del passato, ma una risorsa strategica.
La valorizzazione di questo patrimonio rappresenta un’opportunità concreta per stimolare lo sviluppo culturale, economico e turistico dell’Isola.
L’Atlante dei Nuraghi si configura dunque come un gesto identitario, un atto di affermazione della Sardegna che desidera finalmente narrarsi al mondo, ma soprattutto a sé stessa, consapevole che la conoscenza è il presupposto imprescindibile per l’amore e la protezione.
Riconoscere e comprendere la civiltà nuragica significa restituire alla Sardegna il ruolo che le compete nella storia del Mediterraneo e nel patrimonio culturale globale, affermando la sua unicità e la sua importanza nel tessuto della storia umana.






