La nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma si apre con un evento di straordinaria importanza, un ritorno atteso da decenni: *Lohengrin*, il monumentale dramma musicale di Richard Wagner.
L’esecuzione, affidata alla direzione di Michele Mariotti e alla visione registica di Damiano Michieletto, ha raccolto un caloroso plauso al termine del primo atto, preludio a una serata che trascende la semplice inaugurazione per divenire un vero e proprio atto di riappropriazione culturale.
La presenza di *Lohengrin* sul palcoscenico del Costanzi dopo cinquant’anni di assenza non è casuale, ma segna un punto di svolta per la vita operistica romana.
Quest’opera, con la sua complessità armonica e la profondità dei temi affrontati – l’amore, la fede, l’identità, il mistero – rappresenta una sfida artistica che il teatro capitolino accoglie con rinnovato vigore.
Il dramma, suddiviso in tre atti e con una durata complessiva di quasi quattro ore e mezza, inclusi i due intervalli, richiede un impegno interpretativo e tecnico di altissimo livello, mettendo a disposizione del pubblico un’immersione totale nel mondo wagneriano.
L’evento ha visto la partecipazione del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, anche in qualità di presidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Musica per Roma, e del sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi.
Quest’ultimo, in una lettera indirizzata al sovrintendente Francesco Giambrone, ha espresso i suoi auguri di buon auspicio per la Prima, sottolineando il valore del Costanzi come luogo di cultura e spettacolo, e riconoscendo il lavoro imprescindibile di artisti, lavoratori e appassionati che lo animano.
Questa riproposizione de *Lohengrin* non è semplicemente una performance, ma un’occasione per riflettere sul ruolo dell’opera lirica nel panorama culturale contemporaneo.
Un’opera come *Lohengrin*, con la sua riflessione sul ruolo del divino e dell’umano, sul giudizio e sulla redenzione, mantiene una sorprendente attualità, invitando il pubblico a interrogarsi su temi eterni.
Il Costanzi, con la sua lunga e prestigiosa storia, si conferma dunque custode di questa tradizione, capace di coniugare la celebrazione del passato con la ricerca di nuove interpretazioni e nuove forme di coinvolgimento del pubblico.
La serata si chiude con un grido di speranza e di fiducia nel futuro dell’opera: “Viva il Costanzi! Viva la grande Opera!”.






