Torino: Fiaccolata per Shahin, Appello per i Diritti Umani

Un fiume di luci e voci si è riversato nel cuore di Torino, in un corteo vibrante di solidarietà e dissenso.

Dalla centralissima Piazza Castello, circa quattrocento persone hanno intrapreso una marcia silenziosa, illuminata da fiaccole tremolanti, in direzione di Via Pietro Micca, scandendo ripetutamente il grido “Free Free Shahin”.

Un enorme striscione, manifesto di una causa sentita, campeggiava in testa al corteo: “Free Shahin: Nessuno Espulso per Sostegno alla Palestina”.

L’evento, una fiaccolata improvvisa e partecipata, si è configurato come un atto di protesta contro l’espulsione di Mohamed Shahin, imam egiziano residente in Italia da vent’anni, e guida spirituale della moschea di Via Saluzzo.

L’uomo, definito dalle autorità come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale, è stato detenuto e avviato verso il rimpatrio, una decisione che ha acceso un acceso dibattito politico e generato un’ondata di sdegno e preoccupazione.
L’episodio trascende la mera questione di un singolo individuo; esso solleva interrogativi profondi riguardanti i diritti umani, la libertà di espressione, il ruolo dell’immigrazione e la definizione stessa di “sicurezza nazionale”.

Shahin, figura di riferimento per una comunità musulmana integrata, è accusato di rappresentare un pericolo, una qualificazione che è oggetto di contestazione da parte di avvocati, attivisti e membri dell’opposizione politica, i quali invocano un intervento governativo per sospendere il provvedimento di espulsione.
Attualmente trattenuto nel Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Caltanissetta, Shahin ha formalmente richiesto il riconoscimento della protezione internazionale, motivando la sua richiesta con il timore fondato di perseguitazioni politiche in Egitto, paese natale.

L’imam è infatti noto per le sue posizioni critiche nei confronti del regime di Abdel Fattah al-Sisi, e teme per la sua incolumità nel caso di rimpatrio.

La vicenda di Mohamed Shahin non è isolata; essa si inserisce in un contesto più ampio di crescente controllo e restrizioni nei confronti di individui percepiti come potenziali dissidenti o critici nei confronti dei governi stranieri.

Il caso pone l’attenzione sulla necessità di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, anche nei confronti di coloro che esprimono opinioni divergenti, e sulla responsabilità di valutare attentamente le implicazioni umanitarie delle decisioni riguardanti l’espulsione e il rimpatrio.

La fiaccolata torinese, quindi, è molto più di una manifestazione di sostegno a un singolo uomo: è un appello a difendere i principi di giustizia, equità e libertà di pensiero, pilastri fondamentali di una società democratica.

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