L’industria automobilistica europea si trova sull’orlo di una transizione epocale, un percorso complesso e costellato di incertezze, che richiede un dialogo costruttivo e flessibile tra le parti interessate.
La recente missiva del cancelliere tedesco Friedrich Merz alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e le reazioni che ne sono seguite, ne sono una vivida testimonianza.
L’espressione di contrarietà al divieto di vendita di veicoli con motore a combustione interna (ICE) a partire dal 2035, come sottolineato dal responsabile europeo di Stellantis, Emanuele Cappellano, riapre un dibattito cruciale per il futuro del settore.
La questione non è meramente un disaccordo politico, ma riflette una preoccupazione profonda per le implicazioni economiche e sociali di un cambiamento così radicale.
L’ambizioso obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050, cardine della politica europea, impone una trasformazione profonda del parco circolante, ma il percorso verso la mobilità a emissioni zero non può essere lineare e uniforme.
L’industria automobilistica europea, pilastro dell’economia continentale, è costituita da aziende di diverse dimensioni e con diverse capacità di investimento.
L’imposizione di un calendario rigido e inammissibile per la transizione verso i veicoli elettrici rischia di penalizzare in modo sproporzionato le realtà più piccole e di compromettere la competitività dell’intero settore, con conseguenze devastanti per l’occupazione e la crescita economica.
Il cuore del problema risiede nella necessità di garantire una transizione graduale, che tenga conto delle specificità dei diversi mercati e delle diverse esigenze dei consumatori.
L’infrastruttura di ricarica, ad esempio, è ancora insufficiente in molte regioni europee, rendendo difficile l’adozione su larga scala dei veicoli elettrici.
Allo stesso modo, il costo elevato dei veicoli elettrici rappresenta un ostacolo significativo per molti consumatori, limitandone l’accessibilità.
Un approccio più pragmatico dovrebbe prevedere la possibilità di utilizzare combustibili alternativi sostenibili, come biocarburanti avanzati e carburanti sintetici, per ridurre le emissioni dei veicoli esistenti e per continuare a offrire soluzioni di mobilità a prezzi accessibili.
Questa opzione permetterebbe di mitigare l’impatto economico della transizione, mantenendo al contempo l’attenzione sulla riduzione delle emissioni.
Inoltre, è fondamentale investire in ricerca e sviluppo per migliorare l’efficienza dei veicoli esistenti e per sviluppare nuove tecnologie innovative.
La collaborazione tra industria, istituzioni e ricerca è essenziale per trovare soluzioni che siano sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Il dibattito in corso non deve essere interpretato come un rifiuto della mobilità sostenibile, ma come una richiesta di maggiore flessibilità e pragmatismo nella definizione delle politiche europee.
La transizione verso un futuro a emissioni zero è un obiettivo comune, ma per raggiungerlo è necessario un approccio che tenga conto delle complessità del settore e delle esigenze di tutti gli attori coinvolti.
La sostenibilità, in definitiva, non può essere imposta, ma deve essere costruita attraverso il dialogo, l’innovazione e la collaborazione.





