Attacco a Pavanelli: allarme per la violenza online e il degrado del dibattito.

L’episodio subito dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli, rappresenta un campanello d’allarme sulla crescente deriva violenta e intollerante che permea il dibattito pubblico online.

A seguito di un suo post volto a sollevare interrogativi sull’intervento delle forze dell’ordine che ha portato alla sospensione del profilo TikTok di Frank Mascia, noto per i suoi video relativi a ronde anti-immigrazione, la parlamentare si è trovata bersaglio di insulti sessisti, attacchi personali e minacce esplicite.

Questo attacco, condannato con forza da amministratori e amministratrici che le offrono piena solidarietà, non è un mero episodio isolato, bensì il sintomo di una problematica più ampia: la strumentalizzazione della sicurezza e la distorsione del concetto di giustizia nell’era digitale.

L’interrogazione parlamentare presentata da Pavanelli, che mirava a inquadrare l’accaduto in una prospettiva di responsabilità istituzionale e rispetto dello Stato di diritto, ha innescato un’esplosione di rabbia e odio, rivelando un’incapacità di dialogare e confrontarsi in modo civile.
È cruciale sottolineare come la sicurezza pubblica non possa essere un mero spettacolo mediatico, un’occasione per spettacolarizzare l’azione di sedicenti “guardiani” della legalità, né tantomeno un pretesto per colpire individui vulnerabili e per alimentare pregiudizi.
La sostituzione delle istituzioni con forme di giustizia sommaria, perpetrate attraverso i social media, mina le fondamenta stesse della democrazia e rischia di erodere la fiducia dei cittadini nelle strutture che dovrebbero garantire la legalità.

La libertà di espressione, diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, non può essere interpretata come un lasciapassare per l’esercizio di minacce, insulti e intimidazioni, specialmente quando questi sono rivolti a persone che ricoprono incarichi pubblici e sono impegnate nel servizio alla collettività.

La violenza verbale, amplificata dalla viralità dei social media, rappresenta una forma di aggressione che limita la libertà stessa di chi ne è vittima e ne ostacola il corretto svolgimento del processo democratico.
La decisione della deputata Pavanelli di non cedere alle intimidazioni e di continuare a denunciare l’accaduto merita particolare sostegno.
Ogni minaccia e contenuto illegale saranno segnalati alle autorità competenti, affinché siano presi i provvedimenti del caso.

La sicurezza, intesa come tutela dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini, è una responsabilità dello Stato, e non di gruppi autoproclamati che agiscono in modo arbitrario, fomentando divisioni e tensioni sociali.

L’episodio Pavanelli ci ricorda, con urgenza, la necessità di un’educazione civica digitale che promuova il rispetto, la tolleranza e la responsabilità nell’utilizzo dei social media.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap