A cinquanta anni, la vita si presenta spesso come un palcoscenico già allestito, un’opera definita dove i ruoli sono stati assegnati e le battute recitate.
Eppure, l’impulso a rimettersi in gioco, a interrogarsi sul significato del proprio percorso, può manifestarsi con una forza inaspettata, come un sussurro che rompe il silenzio di una quotidianità apparentemente stabile.
Il mio nome è Anna Ciccone, e la mia storia è un invito a decifrare questo richiamo, un’esplorazione del potenziale inespresso che dimora in ognuno di noi, indipendentemente dall’età cronologica.
L’occasione di una profonda riflessione si è presentata in un momento cruciale, durante un evento dedicato alla crescita personale a Monte Carlo, nell’autunno del 2019.
Non fu una decisione razionale, ma un’intuizione potente a guidarmi: l’iscrizione al MICAP, Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni.
Non conoscevo la destinazione, ma sentivo l’urgenza di intraprendere un viaggio trasformativo, un percorso che mi avrebbe costretta a confrontarmi con i miei limiti e a riscoprire la mia essenza.
Il cammino si è rivelato un vero e proprio banco di prova, un’esperienza intensiva che ha messo a dura prova la mia resilienza.
Lo studio, gli esami, le prove fisiche, sono stati accompagnati da sfide personali di grande portata: la perdita di mia madre, un dolore lacerante, e problematiche di salute familiari che mi hanno esposto a un carico emotivo intenso.
In quel contesto di profonda sofferenza, il coaching si è rivelato un’ancora di salvezza, un sistema di strumenti e prospettive che mi ha insegnato a trasformare la fragilità in forza, la vulnerabilità in coraggio.
Ho compreso che la vera rinascita non avviene in un contesto di serenità e benessere, ma proprio quando si è chiamati a superare ostacoli e a reinventarsi.
Un elemento inatteso e particolarmente significativo è stata l’esperienza delle maratone.
Io, che non mi consideravo una sportiva, mi sono cimentata in questa sfida titanica, correndo prima a Berlino e poi due volte a New York.
Ogni chilometro è stato un dialogo interiore, una metamorfosi graduale, un atto di auto-cura profonda.
La maratona, nella sua essenza, è una metafora della vita: un susseguirsi di slanci di entusiasmo, di inciampi dolorosi, di cadute inevitabili, di rialzate faticose, di perseveranza incrollabile.
E al traguardo, non si taglia solo un nastro, ma si varca una soglia: si è persone diverse, si è persone nuove.
Si intravede, finalmente, la propria immagine autentica, la propria identità più vera.
Oggi, il mio ruolo è quello di accompagnare altri individui in percorsi simili, di offrire loro la mia esperienza e le competenze acquisite.
Sono una coach, un facilitatore di cambiamento, una guida per chi si sente bloccato, disorientato, privo di energia.
Aiuto le persone a riscoprire la propria forza interiore, a coltivare nuovi modelli di pensiero e di comportamento, a perseguire obiettivi che risuonino con la loro anima più profonda.
Non si tratta di competere per arrivare primi, ma di evolvere, di migliorare, di diventare la versione migliore di sé stessi.
Se io ho avuto il coraggio di reinventarmi a cinquanta anni, diventando una maratoneta, anche tu puoi scrivere un nuovo capitolo della tua storia.
La vita non ha un’età di scadenza.
A volte, quando crediamo che sia troppo tardi, è proprio in quel momento che la vera avventura ha inizio.







