Un episodio di inaccettabile violenza ha nuovamente scosso la sanità piemontese, questa volta nel pronto soccorso di Ciriè, dove un infermiere è rimasto vittima di un’aggressione che solleva urgenti interrogativi sulla sicurezza e la tutela del personale sanitario.
L’incidente, comunicato dal sindacato Nursind, testimonia una crescente escalation di comportamenti aggressivi nei confronti di chi si dedica alla cura dei malati, un fenomeno che sta progressivamente erodendo il tessuto stesso del sistema sanitario.
L’aggressore, già noto alle autorità, si è presentato in ospedale con problematiche sanitarie non compatibili con le funzioni di un pronto soccorso, creando inizialmente un clima di paura e angoscia tra gli altri pazienti in attesa, inclusi minori vulnerabili.
L’atto violento, consumato con una bottiglia di gel disinfettante utilizzata come arma contundente, è stato seguito da una minaccia con un estintore, evidenziando una pericolosa perdita di controllo e una totale mancanza di rispetto verso il personale medico e infermieristico.
L’intervento dei carabinieri della compagnia di Venaria ha posto fine all’emergenza, ma non ha cancellato la gravità dell’accaduto.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescente pressione sul sistema sanitario, amplificata dall’iperafflusso di pazienti, soprattutto durante i periodi critici.
Mentre altre strutture sanitarie limitrofe stanno intensificando le misure di sicurezza preventiva, l’Asl To4 si trova ancora in attesa dell’aggiudicazione della gara per l’assunzione di guardie armate, un servizio che era stato precedentemente previsto per l’inizio dell’anno.
La tempestività di questa soluzione è cruciale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per il personale sanitario, e il ritardo incide negativamente sulla loro capacità di fornire cure adeguate.
Il Nursind sollecita l’assessore regionale Federico Riboldi a estendere a tutta l’Asl To4 le misure di sicurezza già implementate in altre aziende sanitarie piemontesi.
Si chiede con urgenza che la direzione generale applichi senza ulteriori indugi le disposizioni contenute nel nuovo contratto, firmato a ottobre, che prevede una tutela legale completa per il personale sanitario in caso di aggressioni.
Questo include la costituzione civile da parte dell’azienda sanitaria, il supporto psicologico per le vittime, la stipula di polizze assicurative specifiche e l’assicurazione di assistenza legale in ogni grado di giudizio.
La situazione richiede non solo un intervento immediato e repressivo nei confronti dei responsabili, ma anche un ripensamento profondo delle strategie di prevenzione e protezione del personale sanitario, promuovendo una cultura del rispetto e della sicurezza all’interno delle strutture sanitarie e sensibilizzando l’intera comunità sull’importanza di tutelare chi si dedica a prendersi cura della salute pubblica.
L’episodio di Ciriè deve fungere da campanello d’allarme, spingendo a un’azione concertata tra istituzioni, aziende sanitarie e forze dell’ordine per garantire la salvaguardia dei professionisti che quotidianamente si confrontano con situazioni sempre più complesse e delicate.






