“Baracoa”, l’opera prima di Luis Ernesto Doñas, si appresta a competere al Festival de Cine de La Habana, portando con sé un’eco di maestri del passato e un’esplorazione profonda dell’animo umano, in un contesto storico e geografico singolare.
Il film, in attesa di una distribuzione italiana, si distingue per la presenza di Giancarlo Giannini, che incarna Felipe, un generale italiano volontario nella Cuba del 1956, un periodo cruciale segnato dalla caduta di Batista.
La storia non è un semplice racconto storico, ma una riflessione sulla trasmissione dei valori, sul rapporto padre-figlio e sulla ricerca di redenzione.
Felipe, ormai anziano, è rimasto legato all’isola, lasciando dietro di sé un figlio, Pepe (interpretato da Carlos Luis González), avvolto in un vortice di avidità e materialismo, soprannominato “il re dell’Avana”.
Il film si configura come un viaggio interiore, un road movie che attraversa paesaggi cubani e mette a confronto destini incrociati.
Jimmy (Yadier Fernández), un medico che cura Felipe, si rivela una figura chiave in questo percorso trasformativo.
Il personaggio, ispirato alla figura del drag performer Estrellita Vidal, incarna la complessità e la fluidità dell’identità, portando con sé un bagaglio di esperienze e un’inaspettata capacità di comprensione.
La sua doppia vita, tra la professione medica e l’esibizione in un locale notturno, riflette le contraddizioni e le sfumature che caratterizzano la società cubana.
Luis Ernesto Doñas, con un’abile sintesi di influenze cinematografiche, descrive il suo film come un incontro tra “Il sorpasso” di Dino Risi e “Fragola e cioccolato”, un paragone che ne sottolinea la capacità di combinare elementi di commedia, dramma e riflessione sociale.
Il regista, formatosi in Europa e attivo in diversi ambiti artistici, attinge a un ricco patrimonio culturale, reinterpretandolo in chiave contemporanea.
Il viaggio di Felipe e Pepe, costretti a recarsi a Baracoa, segna una cesura rispetto alla vita agiata e superficiale condotta fino ad allora.
L’espatrio dalla capitale svela la fragilità del potere economico di Pepe, sottomesso al valore della moneta nazionale, e lo confronta con la realtà della povertà rurale, offrendo uno sguardo poetico e disincantato.
L’esperienza lavorativa con Giancarlo Giannini si è rivelata un’occasione unica di confronto e apprendimento.
Le lunghe conversazioni, intrise di ricordi e aneddoti legati alla collaborazione con maestri come Lina Wertmüller, Luchino Visconti, Werner Fassbinder ed Ettore Scola, hanno offerto al regista una vera e propria “masterclass” sulla recitazione e sulla narrazione cinematografica.
Giannini, con la sua innata magnetismo e la sua profonda umanità, dona al personaggio di Felipe una complessità e una profondità che ne fanno un elemento imprescindibile del film.
“Baracoa” si presenta quindi come un’opera che mescola generi e influenze, offrendo una riflessione originale e coinvolgente sulla condizione umana, sullo scorrere del tempo e sulle radici che ci legano a un luogo e a un passato.





