Ilva Genova: Tensioni alle stelle, vertenza al limite

La vertenza Ilva a Genova si incanala in una fase di crescente tensione, con i lavoratori che mantengono una mobilitazione continua e determinata.
Il presidio permanente di Cornigliano, punto nevralgico delle proteste, rimane attivo, intersecandosi con bloccaggi stradali che mettono a dura prova la viabilità cittadina.
Un’assemblea urgente, convocata per le prime ore del mattino dinanzi all’acciaieria, testimonia la volontà di coordinare le azioni future.
Giovedì si prospetta uno sciopero generale dei metalmeccanici genovesi, con la prospettiva di una marcia verso la Prefettura, un gesto simbolico per portare le rivendicazioni direttamente al cuore delle istituzioni.

Le recenti interlocuzioni tra il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, e il commissario di Acciaierie d’Italia, Giancarlo Quaranta, non hanno portato a risultati concreti, anzi, hanno inasprito il clima di scontento.
L’offerta governativa, definita con dure parole dallo storico sindacalista Franco Grondona, è percepita come un mero espediente, una “vasellina” destinata a mascherare la reale precarietà della situazione.
L’elenco di 650 lavoratori destinati a rimanere in azienda, apparentemente per garantire la “continuità produttiva”, è visto come un’amara beffa: una sorta di limbo lavorativo, in cui gli operai sarebbero relegati a compiere attività marginali, in attesa, incerta e dilazionata, della riapertura del secondo altoforno di Taranto, un obiettivo rimandato da tempo.
La critica si estende anche al contesto normativo europeo, ritenuto un insieme di regole inefficaci, e all’atteggiamento del governo Meloni, accusato di un’ostentata europeismo che non corrisponde a un reale sostegno per i lavoratori e l’industria nazionale.

La percezione è quella di un inganno perpetrato ai danni dei lavoratori, un tentativo di minimizzare l’impatto della crisi per ragioni di immagine e di convenienza economica.
La determinazione dei lavoratori è sottolineata dall’affermazione, esplicita e senza compromessi, di Franco Grondona, il quale non esclude lo scontro diretto con le forze dell’ordine se necessario.

La paura è un sentimento superato, e la consapevolezza di agire nel giusto porta a una sfida aperta, pur con la consapevolezza delle possibili conseguenze.
La propaganda governativa, volta a dipingere gli operai come agitatori violenti, viene anticipatamente neutralizzata: la narrazione dominante sarà quella di lavoratori che lottano disperatamente per difendere il proprio posto di lavoro e la sopravvivenza dell’industria siderurgica genovese, un patrimonio strategico per l’intera nazione.

La battaglia per l’Ilva a Genova si configura dunque come un conflitto più ampio, un simbolo della crisi del lavoro e della disaffezione verso le istituzioni, un campanello d’allarme che risuona ben oltre i confini regionali.

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