Racket e Usura: Napoli al Centro, Oltre 13 Milioni di Euro

Nel 2025, il Fondo Anti-Racket e Anti-Usera si confronta con una richiesta di accesso che oscilla tra le 256 e le 257 istanze, un dato che riflette una persistente e complessa realtà criminale nel tessuto socio-economico italiano.

Particolarmente significativa è la concentrazione delle richieste provenienti dalla provincia di Napoli, che rappresentano quasi il 23% del totale, evidenziando una vulnerabilità specifica del territorio.

L’impegno finanziario del Fondo è stato considerevole, con oltre 13 milioni di euro erogati a supporto delle vittime di estorsioni e usura.

Di questa somma, 3,5 milioni sono stati destinati alla provincia di Napoli, una cifra che testimonia l’intensità del fenomeno e la necessità di interventi mirati.

Come sottolinea la Commissaria Straordinaria del Governo per il Coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Maria Grazia Nicolò, durante la passeggiata antiracket organizzata dalla FAI nel cuore del Corso Garibaldi, la lotta alla criminalità organizzata richiede una risposta istituzionale forte e coesa.
La passeggiata stessa si configura come un atto simbolico, volto a rafforzare la percezione della presenza e dell’impegno delle istituzioni, incoraggiando commercianti e imprenditori a superare la paura e l’inerzia, e a denunciare le attività illecite.

La denuncia, infatti, non è solo un atto di giustizia, ma un elemento cruciale per disarticolare le reti criminali e recuperare legalità.

Il Fondo rappresenta uno strumento di supporto concreto, un segnale di speranza per coloro che hanno subito danni economici e psicologici a causa dell’estorsione e dell’usura.

Venendo alla comparazione tra le diverse regioni italiane, emerge una differenza di sensibilità e percezione del rischio.

Le regioni del Sud, in particolare quelle che vanno dal Lazio alla Sicilia, mostrano una maggiore consapevolezza del problema, tradottasi in un numero più elevato di istanze di accesso al Fondo.
Questo non significa che la criminalità organizzata non esista in altre aree del Paese, bensì che la sua visibilità e il suo impatto sono più evidenti in contesti dove il radicamento è più profondo.

È importante sottolineare che l’istanza di accesso al Fondo è un passaggio successivo alla denuncia; non tutte le vittime denunciano, e non tutte le denunce si traducono in richieste di risarcimento economico.

La complessità del fenomeno richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo le forze dell’ordine e le istituzioni finanziarie, ma anche la società civile, promuovendo l’educazione alla legalità e il sostegno alle vittime.
La sfida è rendere la denuncia un atto non solo necessario, ma anche possibile, liberando le comunità dalla morsa della paura e dell’intimidazione.

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