L’Aquila si proietta verso il futuro, non solo come simbolo di resilienza post-sisma, ma come un ecosistema culturale e sociale in grado di fungere da archetipo per la rinascita delle aree interne italiane.
La candidatura a “Capitale Italiana della Cultura 2026” non è una mera ambizione, bensì la cristallizzazione di un percorso di trasformazione profonda, delineato in un dossier che descrive la città come un “multiverso urbano”, un crocevia di saperi, esperienze e comunità che si estende ben oltre i confini del capoluogo abruzzese, abbracciando i 56 comuni del cratere sismico e un intero territorio appenninico.
Il documento di candidatura trascende la mera cronaca della ricostruzione, ponendo al centro l’inestimabile capitale di competenze acquisite nell’affrontare l’emergenza, nella gestione della complessità post-catastrofe, nella progettazione di interventi di rigenerazione urbana innovativi e, soprattutto, nell’utilizzo della cultura come motore di coesione sociale e di ripopolamento.
La ricostruzione non è stata intesa solo come rifare muri e tetti, ma come una profonda rielaborazione identitaria e sociale, un processo di riscatto attraverso l’arte, la memoria e la creatività.
Le linee guida strategiche delineano un percorso triadico: consolidare l’identità e il posizionamento dell’Aquila come polo di attrazione culturale e innovativa; ampliare il coinvolgimento attivo delle comunità locali, promuovendo la partecipazione civica e la valorizzazione delle tradizioni; e stimolare la vitalità dei centri storici e dei borghi, contrastando lo spopolamento e favorendo la creazione di nuove opportunità di sviluppo economico.
Gli obiettivi strategici, declinati in maniera ambiziosa e lungimirante, mirano a riconquistare il tessuto sociale e demografico lacerato dal sisma, incentivando il ritorno di cittadini, studenti e lavoratori; a promuovere un modello di benessere olistico, fondato sulla centralità della cultura come fattore di crescita personale e collettiva; a posizionare l’Aquila come un centro di eccellenza europeo nella ricerca e nella gestione della resilienza urbana e territoriale; e a sviluppare una strategia replicabile, un vero e proprio “modello Aquila”, da esportare in altre aree interne del Paese, afflitte da problematiche simili.
La visione strategica si articola in cinque dimensioni interconnesse: la multiculturalità, che celebra la ricchezza delle identità presenti sul territorio; la multidisciplinarietà, che favorisce l’integrazione di diverse forme d’espressione artistica e scientifica; la multitemporalità, che dialoga tra passato, presente e futuro; la multiriproducibilità, che ambisce a creare un modello diffondibile; e la multinaturalità, che valorizza il legame profondo con l’ambiente circostante.
Questo approccio concettuale si traduce in un programma culturale decentralizzato, distribuito tra l’Aquila, Rieti e i comuni del cratere, progettato per lasciare un’eredità duratura, un patrimonio immateriale che trascenda l’anno 2026, alimentando un circolo virtuoso di crescita culturale, sociale ed economica per l’intero territorio appenninico.






