Nel processo d’appello in corso a Torino, Mario Roggero, 71 anni, ha deposto davanti alla corte, ricostruendo l’atroce dinamica che il 28 aprile 2021 portò all’uccisione di due rapinatori e al ferimento di un terzo durante un assalto alla sua gioielleria a Grinzane Cavour.
La difesa si fonda sulla presunta legittima difesa, un’istanza che il negoziante sostiene di aver invocato per proteggere la propria moglie e scongiurare un’escalation di violenza, temendo una rappresaglia dei criminali, resi riconoscibili dalla perdita delle mascherine durante la colluttazione.
La ricostruzione di Roggero parte dall’irruzione di Giuseppe Mazzarino e Andrea Spinelli, armati rispettivamente con un coltello e una pistola giocattolo.
La perdita delle mascherine, cruciale nella sua narrazione, innescò un profondo senso di terrore, alimentato dalla consapevolezza di essere stati identificati, e dal timore di una futura vendetta.
“Nei loro volti leggevo rabbia e la chiara consapevolezza di poterci riconoscere”, ha affermato il negoziante.
La versione fornita da Roggero è stata contestata dall’accusa, che fa riferimento alle immagini delle telecamere di sorveglianza, ma l’imputato ha tentato di giustificare le proprie azioni sostenendo di aver agito per timore che la moglie fosse stata sequestrata dai rapinatori.
Ha negato l’intenzione di uccidere, attribuendo il decesso dei criminali a una reazione difensiva innescata dal fatto che Spinelli puntava contro di lui un’arma.
“Ho sparato un colpo per salvarmi la vita, convinto che ci fossimo sparati a vicenda,” ha dichiarato.
Il timore di una minaccia imminente si estendeva, secondo Roggero, a tutti i membri della banda, inclusi Mazzarino e Modica, l’autista rimasto ferito.
Il racconto di Roggero si arricchisce del ricordo di una precedente rapina subita nel 2015, evento che aveva lasciato un segno indelebile nella sua vita e in quella della sua famiglia.
I responsabili di quella rapina erano stati arrestati e condannati, ma il risarcimento danni era stato irrisorio: solo due volte cinquanta euro in cinque anni, contro una condanna di 95.000 euro, di cui 85.000 a suo carico e 10.000 a carico della figlia.
Questi eventi traumatici, secondo l’imputato, hanno creato un clima di paura costante, dove ogni estraneo che varca la soglia del negozio rievoca quel terrore.
La famiglia, profondamente segnata da questi eventi, vive in uno stato di perenne ansia, costantemente sotto la minaccia di un’eventuale ripresa della violenza.
La richiesta di Roggero, dunque, si configura come un tentativo di riaffermare il diritto alla sicurezza e alla tranquillità, compromesso da una spirale di criminalità che ha lasciato un’eredità di paura e insicurezza.







