Verdi, ritrovati manoscritti trafugati: un tesoro per la cultura italiana.

Il ritrovamento di due preziosi manoscritti verdiani, appartenenti all’Aida, rappresenta un evento di notevole importanza per il patrimonio culturale italiano, coronando un’indagine complessa e articolata.

I documenti, trafugati presumibilmente dalla storica Villa Sant’Agata, erano ricomparsi in un’asta milanese nel 2018, sollevando immediatamente l’allarme tra gli esperti e le istituzioni competenti.
La loro presenza in catalogo aveva innescato un immediato intervento della Soprintendenza Archivistica dell’Emilia-Romagna, aprendo una serrata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano.

Il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bologna ha successivamente restituito all’Archivio di Stato di Parma un complesso di tre carte che, al di là della loro intrinseca rarità, costituiscono una finestra unica sul processo creativo di Giuseppe Verdi.
Oltre a contenere sezioni estratte dall’opera Aida, i manoscritti rivelano una ricchezza di annotazioni autografe, testimonianze tangibili del percorso compositivo e delle riflessioni del maestro.

Particolarmente significativa è la presenza di una minuta inedita di una lettera, risalente al 1861, indirizzata da Verdi al suo caro amico Giovanni Minghelli Vaini, un documento che arricchisce ulteriormente la nostra comprensione del contesto personale e professionale dell’artista.

L’origine dei manoscritti si radica nell’Archivio Carrara-Verdi, riconosciuto come di notevole interesse storico già nel 1964.

Questo archivio, che conserva un’ampia collezione di corrispondenza, spartiti, schizzi e altri materiali appartenuti a Verdi, era precedentemente custodito nella Villa Verdi di Sant’Agata di Villanova d’Arda (Piacenza) e successivamente trasferito all’Archivio di Stato di Parma.

L’indagine ha permesso di rintracciare la lettera di Verdi presso un’associazione culturale parmense, che l’aveva acquisita in buona fede e ha collaborato attivamente con le autorità.

L’esito positivo dell’operazione testimonia l’efficacia della collaborazione sinergica tra diverse istituzioni dello Stato, un impegno condiviso volto a proteggere e valorizzare il patrimonio culturale nazionale.
Come sottolinea Marcello Carraffa, Comandante del Nucleo TPC di Bologna, l’identificazione dell’autenticità dei manoscritti è stata resa possibile grazie a confronti accurati con immagini d’archivio impresse su microfilm negli anni ’70.
La scoperta di firme autografe e la rilettura delle parole composte direttamente dal maestro, evocano un profondo senso di emozione e connessione con la storia musicale italiana.
L’azione giudiziaria, con il deferimento in stato di libertà di due persone per ricettazione, sottolinea l’importanza di perseguire attivamente i reati contro il patrimonio culturale.
Questo ritrovamento non è solo un recupero di beni materiali, ma anche un rafforzamento del legame con le radici culturali e artistiche del nostro Paese.

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