Vita Nascente: il Piemonte unisce impegno sociale e libertà di scelta

L’efficacia concreta delle politiche sociali trascende spesso le divisioni ideologiche, come dimostra l’ampia adesione dei servizi comunali al programma “Vita Nascente”.

L’assessore regionale alle Politiche Sociali del Piemonte, Maurizio Marrone, ha sottolineato come l’imperativo di supportare le donne che desiderano portare a termine la gravidanza, ma si trovano ad affrontare ostacoli socio-economici significativi, prevalga sulle dinamiche di scontro politico.

Questo dato emerge chiaramente dalla recente conclusione positiva del bando per l’assegnazione di risorse a progetti volti all’applicazione integrale della Legge 194, discussi durante il convegno “Il diritto alla segretezza del parto”, promosso dalla Città metropolitana di Torino.

“Vita Nascente” si configura, pertanto, non come un’iniziativa isolata, ma come un punto di convergenza tra l’impegno del volontariato e la strutturale presenza dei servizi sociali pubblici.

Questi ultimi, già coinvolti da tre anni nel sostegno all’anonimato del parto, vengono ora integrati in maniera più organica all’interno del programma.
Questa evoluzione sottolinea una visione che concilia vita e libertà, evitando una loro percepita opposizione, e ribadisce l’impegno a sostenere entrambe.

L’adesione dei Comuni è eloquente: su quarant’entità, ben trentasette hanno presentato domanda per accedere ai fondi “Vita Nascente”, ricevendo ciascuno un contributo di 28.000 euro.

Questa risposta comunitaria, che include realtà come il Comune di Torino e altri enti della Città metropolitana, rappresenta un risultato significativo, un’espressione tangibile di collaborazione istituzionale orientata a garantire un effettivo esercizio della libertà di scelta.
Accanto ai contributi destinati agli enti pubblici, il bando prevede un sostegno economico di 40.000 euro ciascuno per dodici progetti promossi da associazioni attive nella tutela della maternità e dell’infanzia.
Questi interventi mirano a fornire percorsi di accompagnamento personalizzati per donne in gravidanza, in sinergia con Servizi Sociali, Caritas, Consorzi socio-assistenziali, Aziende Sanitarie Locali (ASL), Comuni e Consultori.

Ulteriori 60.000 euro saranno dedicati a supportare gli enti gestori referenti per il parto in anonimato, riconoscendone il ruolo cruciale.

A riaffermare la centralità del diritto alla segretezza del parto è intervenuta Rossana Schillaci, consigliera della Città metropolitana con deleghe a Politiche sociali e di parità.
La sua posizione enfatizza l’importanza di garantire alle donne la libertà di decisione e sottolinea come le cosiddette “culle termiche” non possano rappresentare una soluzione adeguata.

La sensibilizzazione sulla Legge 194 e la promozione del parto in anonimato sono ritenute fondamentali per tutelare la salute della donna e del bambino, affermando un diritto imprescindibile in un’ottica di piena autonomia e responsabilità.
Il focus non deve essere un’alternativa all’accoglienza, ma la prevenzione di situazioni di vulnerabilità che rendono necessario ricorrere all’anonimato, garantendo allo stesso tempo supporto e accompagnamento.

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