Il 18 febbraio ha segnato un momento cruciale nella disputa legale sollevata da Toscana Rossa in seguito alle elezioni regionali toscane dell’ottobre scorso.
La formazione politica, espressione di una sinistra radicale, si è trovata esclusa dal Consiglio regionale, un esito percepito come una distorsione della volontà popolare e frutto di una normativa elettorale ritenuta penalizzante.
Il nodo centrale del ricorso presentato al Tar della Toscana risiede nella discrepanza tra il risultato complessivo della lista, attestatosi al 4,5%, inferiore alla soglia di sbarramento del 5%, e il voto espresso per la candidata presidente Antonella Bundu, che ha invece raggiunto il 5,2%.
Questa anomalia, secondo i legali di Toscana Rossa, suggerisce un’indicazione di voto chiara da parte di un segmento significativo di elettori che, pur votando per Bundu come presidente, non abbiano espresso la seconda preferenza per la lista correlata.
In altre parole, si ipotizza che una porzione di voto utile per superare la soglia sia stata “sprecata” a causa della separazione tra voto di preferenza e voto di lista.
Antonella Bundu ha espresso la sua soddisfazione per la fissazione dell’udienza al Tar, sottolineando l’importanza di una rapida risoluzione della questione.
Il verdetto del Tar determinerà se la formazione politica potrà assumere i propri seggi in Consiglio regionale già a febbraio, oppure se la battaglia dovrà proseguire dinanzi al Consiglio di Stato, con un conseguente slittamento dei tempi.
La leadership di Toscana Rossa ha utilizzato la piattaforma per denunciare l’urgenza di una riforma della legge elettorale regionale, evidenziando come ben 72.321 cittadini si trovino privi di una rappresentanza politica.
Un’analisi condotta dal team legale della formazione politica ha stimato che l’ingresso di Toscana Rossa in Consiglio regionale comporterebbe l’uscita di uno o due consiglieri provenienti dall’area centrista, con conseguenti riallineamenti anche all’interno del fronte di centrosinistra.
Al cuore della contestazione vi è una questione di legittimità costituzionale: l’accusa di creare ostacoli che inficiano la corretta espressione della volontà popolare e la composizione rappresentativa del Consiglio regionale.
La denuncia si fa ancora più pungente quando si confrontano i risultati di Toscana Rossa con quelli di alcuni consiglieri eletti, appartenenti al Movimento 5 Stelle e alla Lega, che hanno ottenuto un numero di voti inferiore di circa 20.000 rispetto a quelli raccolti dalla formazione politica ricorrente.
La leadership di Toscana Rossa si impegna a proseguire la battaglia legale anche in caso di esito negativo al Tar, confidando nella possibilità di ottenere giustizia al Consiglio di Stato.
In ultima istanza, si sollecita un coinvolgimento attivo degli elettori nella denuncia di una situazione percepita come profondamente iniqua, riconoscendo che la questione trascende la mera disputa legale e tocca la fibra stessa del diritto di rappresentanza democratica.






