Con profondo rammarico e in una rottura netta con le premesse fondanti, Orecchio Acerbo ha formalizzato la propria uscita dall’Associazione Italiana Editori (AIE).
Questa decisione, assunta a seguito di un dissenso radicale, riguarda l’inclusione di Passaggio al Bosco tra gli espositori di “Più Libri Più Liberi”, una manifestazione che, per la sua natura, dovrebbe incarnare i valori della libertà di pensiero e di espressione.
La presenza di Passaggio al Bosco, il cui catalogo si rivela portatore di narrazioni che appaiono antitetiche rispetto ai principi cardine sanciti dalla Costituzione italiana, ha rappresentato il punto di non ritorno.
Non si tratta di una semplice divergenza di opinioni, ma di un’incompatibilità profonda con l’identità e gli ideali che Orecchio Acerbo si è sempre impegnata a sostenere.
La giustificazione offerta dal presidente dell’AIE, Angelo Cipolletta, definita “risibile” nella missiva indirizzata al direttore Fabio Del Giudice, ha ulteriormente consolidato la decisione di recedere dall’associazione.
L’affermazione secondo cui l’AIE non esercita un controllo attivo sulla selezione degli espositori, pur formalmente plausibile, risulta inaccettabile quando tale assenza di filtro permette l’accesso a realtà editoriali che veicolano messaggi potenzialmente lesivi dei valori repubblicani.
Questa vicenda solleva interrogativi cruciali sul ruolo dell’AIE e sulla sua responsabilità nel garantire un ambiente espositivo coerente con la Costituzione.
La libertà di pubblicare è un diritto inalienabile, ma non può essere invocata per giustificare la diffusione di idee che negano o minimizzano i crimini del fascismo, o che celebrano figure e ideologie compromesse con il regime.
L’uscita di Orecchio Acerbo non è un atto di ostilità, ma un segnale di allarme, un appello alla vigilanza e alla responsabilità.
Si spera che l’episodio stimoli un dibattito costruttivo all’interno dell’associazione e nella più ampia comunità editoriale, affinché si possa riaffermare un’etica professionale che ponga al centro la tutela della memoria storica e la difesa dei principi democratici.
La libertà di espressione, per essere autentica, deve essere esercitata nel rispetto dei diritti e della dignità di tutti.





