Ricercatori occupano il CNR: basta precariato, la ricerca è futuro.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche, cuore pulsante della ricerca scientifica italiana, è stato teatro di una protesta inedita e significativa.

Un gruppo di ricercatori precari, esasperati da anni di incertezza contrattuale e da un futuro appeso a fili precari, ha occupato la sede centrale di Piazzale Aldo Moro a Roma, sollevando un grido chiaro e urgente: “Basta precariato, la ricerca è futuro”.
La mobilitazione, nata come gesto simbolico con l’erigione di tende davanti all’edificio, si è intensificata con un’occupazione diretta, trasformando il Cnr in un luogo di assemblea permanente.
Questa scelta coraggiosa, che vede ricercatori provenienti da diverse regioni italiane sistemati in spazi dedicati all’interno dell’istituto, rappresenta una escalation nella lotta per la stabilizzazione di un capitale umano prezioso e a rischio di dispersione.

La protesta non è solo una richiesta di posti di lavoro, ma una denuncia profonda delle conseguenze devastanti del precariato sul sistema della ricerca nazionale.
I ricercatori, spesso con anni di esperienza alle spalle e con responsabilità familiari, sottolineano il paradosso di un Paese che investe miliardi di euro attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per progetti e infrastrutture innovative, per poi lasciare che questi investimenti si rivelino inutili per mancanza del personale qualificato che ne garantisca la realizzazione e la sostenibilità.

L’occupazione del Cnr è un campanello d’allarme che mette in luce la fragilità di un modello di ricerca basato sull’instabilità e sulla precarietà.
La perdita di questi ricercatori non è solo una questione individuale, ma una ferita profonda per l’intero Paese, compromettendo la capacità di competere a livello internazionale, di affrontare le sfide future e di costruire un futuro basato sull’innovazione e sulla conoscenza.

Il sostegno ricevuto da amministrazioni locali, con l’approvazione di mozioni a favore della stabilizzazione dei ricercatori, testimonia la consapevolezza diffusa della gravità della situazione e l’importanza strategica del settore della ricerca.
La protesta, che si preannuncia prolungata e determinata, mira a sollecitare un intervento governativo tempestivo e risolutivo, volto a garantire un futuro stabile e dignitoso per i ricercatori italiani, pilastri fondamentali dello sviluppo economico e sociale del Paese.
Il messaggio è chiaro: investire nella ricerca significa investire nel futuro dell’Italia.

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