08 marzo 2025 – 14:20
La giustizia ha fatto un passo avanti nel riconoscimento dei diritti dei detenuti che svolgono attività lavorativa all’interno delle carceri. La recente decisione della Cassazione a favore di un detenuto della casa circondariale di Ivrea, riguardante il riconoscimento della Naspi anche per coloro che concludono il loro impiego in carcere, rappresenta un importante traguardo nella lotta per l’uguaglianza e la dignità dei lavoratori detenuti.Il lavoro svolto dai detenuti, sebbene regolamentato in modo diverso rispetto a quello dei liberi cittadini, non deve essere considerato come afflittivo, ma piuttosto come strumento di riabilitazione e reinserimento sociale. È pertanto fondamentale garantire ai detenuti tutela assicurativa e previdenziale, riconoscendo loro gli stessi diritti e tutele previsti per tutti i lavoratori.La vicenda del detenuto che ha ottenuto giustizia contro l’Inps dimostra che il sistema giudiziario è sensibile alle esigenze dei lavoratori reclusi e alla necessità di garantire loro una parità di trattamento. Il lavoro svolto all’interno delle carceri non solo fornisce un’opportunità economica ai detenuti, ma contribuisce anche al processo di rieducazione e reinserimento nella società.La sentenza della Cassazione delinea chiaramente che i detenuti hanno diritto alla Naspi anche in caso di perdita del lavoro dovuta alla fine della detenzione. Questa decisione conferma che il lavoro carcerario non solo può essere remunerato, ma deve essere considerato come parte integrante del percorso di recupero e reintegrazione sociale dei detenuti.L’impegno degli avvocati Ugo Capellaro e Davide Biava nel supportare il detenuto durante tutte le fasi del processo dimostra la determinazione nel difendere i diritti dei lavoratori reclusi. La costante battaglia per garantire parità di trattamento e dignità a chi si trova in situazioni svantaggiate è un segnale positivo verso una società più inclusiva ed equa per tutti i suoi membri.
