lunedì 28 Luglio 2025
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Rallenta la transizione energetica italiana: rischio Gigawatt in meno.

L’ambizione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) 2030, cruciale per la transizione energetica italiana, rischia di incappare in un ostacolo significativo.

Le proiezioni attuali delineano uno scenario preoccupante: un potenziale arretramento nell’implementazione di nuove infrastrutture rinnovabili nel 2025, con una possibile diminuzione di circa un Gigawatt rispetto alle performance del 2024.

Questo rallentamento non è un semplice intoppo, ma un segnale di allarme che evidenzia la necessità urgente di un’azione decisa e mirata su diversi fronti.

La complessità dell’iter autorizzativo, la lentezza burocratica e l’incertezza normativa rappresentano le principali frizioni che ostacolano l’espansione delle energie rinnovabili.
Un quadro regolatorio stabile e prevedibile è essenziale per incentivare gli investimenti, ridurre i rischi percepiti e garantire la certezza del ritorno economico per gli operatori.
Parallelamente, l’adeguamento e il potenziamento della rete elettrica nazionale, un’infrastruttura fondamentale per la gestione dei flussi di energia prodotta da fonti intermittenti come solare ed eolico, si rivela un prerequisito ineludibile.

La necessità di digitalizzazione e smart grid è ormai imprescindibile per ottimizzare l’efficienza e la resilienza del sistema energetico.
Attualmente, il parco di impianti rinnovabili installati in Italia si attesta a 66,7 Gigawatt, un dato che, pur significativo, non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi ambiziosi fissati dal PNIEC.

Il rafforzamento del settore non è solo una questione di sostenibilità ambientale, ma anche di sicurezza energetica e prosperità economica.
La dipendenza da fonti fossili, in particolare, espone il Paese a fluttuazioni di prezzo e instabilità geopolitiche.

Investire in rinnovabili significa ridurre questa vulnerabilità, creando al contempo nuovi posti di lavoro e stimolando l’innovazione tecnologica.

La disparità nei costi dell’energia rispetto ad altri Paesi europei, come la Spagna, dove i prezzi sono sensibilmente inferiori, solleva ulteriori interrogativi sulla competitività del sistema energetico italiano.
Questo divario, se non affrontato con politiche mirate, rischia di penalizzare le imprese e i consumatori.
Come sottolineato da Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House – Ambrosetti (Teha Group), durante il Forum delle energie rinnovabili promosso da Cva, lo studio presentato evidenzia la necessità di un approccio olistico e strategico, che coinvolga istituzioni, imprese e cittadini, per sbloccare il potenziale delle energie rinnovabili e assicurare un futuro energetico sostenibile e prospero per l’Italia.
La sfida è complessa, ma le opportunità che ne derivano sono troppo importanti per essere mancate.
È tempo di accelerare la transizione, superando le inerzie e abbracciando un modello energetico rinnovabile, efficiente e competitivo.

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