19 marzo 2025 – 17:15
Un gruppo di esperti dell’Università di Milano-Bicocca ha identificato una galassia a disco straordinariamente grande, risalente a circa due miliardi di anni dopo il Big Bang. Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, è stato condotto da Weichen Wang e Sebastiano Cantalupo, membri del gruppo di ricerca Cosmic Web. Utilizzando i dati provenienti dal James Webb Space Telescope (JWST), i ricercatori hanno osservato una struttura cosmica che mette in discussione le attuali teorie sulla formazione delle galassie.La formazione delle galassie a disco rappresenta ancora uno dei grandi misteri dell’astronomia. Fino ad ora si riteneva che i dischi galattici più grandi si sviluppassero gradualmente nel corso della storia dell’universo. Tuttavia, le osservazioni precedenti del JWST avevano individuato galassie a disco nell’universo primordiale, ma con dimensioni notevolmente inferiori rispetto a quelle attuali. La scoperta di Big Wheel cambia radicalmente questa prospettiva: la galassia presenta un raggio effettivo di circa 10 kiloparsec, tre volte superiore alle dimensioni delle galassie coeve finora osservate e significativamente più grande rispetto alle previsioni dei modelli cosmologici.Lo studio è stato condotto analizzando una regione estremamente densa dell’universo, situata a circa 11-12 miliardi di anni luce dalla Terra. Quest’area, destinata probabilmente a evolversi in un ammasso galattico, spicca per la sua elevata concentrazione di galassie, gas e buchi neri, offrendo un vero e proprio laboratorio per comprendere i processi legati alla formazione delle galassie.Sfruttando i dati provenienti dalla Near-Infrared Camera e dal Near-Infrared Spectrograph del JWST, gli studiosi sono riusciti a identificare le galassie all’interno di questa regione iperdensa. L’analisi dettagliata dei dati ha permesso di determinare il redshift, la morfologia e la cinematica delle galassie osservate, elementi fondamentali per identificare i dischi galattici.Successive osservazioni spettroscopiche hanno confermato che Big Wheel è effettivamente un disco in rotazione simile alle moderne galassie a spirale come la Via Lattea. Questa scoperta mette in discussione le attuali teorie sull’evoluzione delle galassie e pone nuove domande sui processi che hanno portato alla formazione delle strutture cosmiche su vasta scala.La presenza inaspettata di una così imponente galassia nell’universo primordiale suggerisce che i dischi galattici possano aver avuto origine e svilupparsi molto più rapidamente di quanto precedentemente ipotizzato. Le implicazioni di questa scoperta potrebbero portare a una revisione dei modelli sull’evoluzione delle galassie e stimolare nuove ricerche sulle condizioni cosmologiche dell’universo primordiale.Grazie alle straordinarie capacità osservative del James Webb Space Telescope e al contributo degli altri strumenti come il telescopio spaziale Hubble, il Very Large Telescope e ALMA, gli scienziati dispongono ora degli strumenti necessari per esplorare l’universo primordiale e rispondere ad una delle domande più affascinanti della cosmologia: come si sono formate le meravigliose strutture celesti che oggi ammiriamo?