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Corruzione nell’edilizia: rischio urbanistico e riforma urgente.

L’episodio milanese recentemente portato alla luce solleva un campanello d’allarme cruciale: la vulnerabilità del settore urbanistico alla corruzione.

La constatazione, espressa da Daniele Ricciardi, presidente di Assorup, non è un’eccezione, ma un sintomo di una più ampia criticità strutturale che investe l’intero sistema di pianificazione e gestione del territorio.

Non si tratta semplicemente di un problema di “mele marce”, come efficacemente sottolineato, ma di un contesto che, attraverso ambiguità legislative e procedure complesse, facilita comportamenti illeciti e distorce l’allocazione delle risorse.
La riforma in atto, annunciata dal Ministro Salvini, rappresenta un’opportunità irrinunciabile per ripensare radicalmente il quadro normativo.
L’obiettivo primario deve essere il diritto alla casa, inteso non come mera disponibilità di un tetto, ma come accesso dignitoso all’abitazione, con particolare attenzione alle fasce di popolazione più deboli.

Questo significa incentivare l’edilizia residenziale pubblica, ma con garanzie ferree contro ogni forma di speculazione e frode.

È imperativo che la delega legislativa definisca criteri chiari e stringenti per la selezione dei progetti, la trasparenza delle procedure di appalto e il controllo sull’utilizzo dei fondi pubblici.
Il patrimonio di edilizia popolare italiano, con i suoi 836.
000 alloggi, costituisce una risorsa strategica spesso sottoutilizzata.
La sua distribuzione geografica, con una prevalenza nel Nord (45,2%) e una significativa presenza nel Sud (34,4%), riflette storiche disuguaglianze territoriali che devono essere mitigate.
La gestione prevalentemente affidata ad aziende pubbliche, sebbene funzionale, non esime dalla necessità di una revisione profonda dell’efficienza e della responsabilità.
L’invecchiamento del parco immobiliare, unito alla scarsa efficienza energetica, aggrava la situazione di precarietà che affligge oltre 2,2 milioni di famiglie, esponendole a costi elevati e a condizioni di vita inadeguate.
La digitalizzazione dei processi, la formazione del personale e la semplificazione normativa sono passi imprescindibili, ma insufficienti se non accompagnati da un cambio di paradigma.

È necessario un testo legislativo che elimini le zone d’ombra, le interpretazioni ambigue e le possibilità di manipolazione.

Si deve promuovere una cultura della legalità e della trasparenza, rafforzando i controlli e incentivando la partecipazione dei cittadini.
La vera sfida consiste nel trasformare l’edilizia popolare da strumento di welfare a motore di inclusione sociale, rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile, garantendo che il diritto alla casa sia un diritto effettivo e non solo formale.
Solo così sarà possibile contrastare efficacemente la corruzione e restituire al territorio la sua dimensione di giustizia sociale.

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