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Varese: Scandalo al seggio, parole intolleranti e attacchi alla democrazia.

Un episodio allarmante ha scosso la serenità del processo elettorale a Varese, sollevando interrogativi profondi sul rispetto dei principi democratici e la tutela dei diritti fondamentali.
Durante le operazioni di voto, una scrutatrice, nel rispondere a una domanda relativa alla persistenza di file separate per genere, ha espresso parole di inaccettabile intolleranza, definendo, in sostanza, alcune persone come “scarti” da eliminare.

La denuncia è stata immediatamente avanzata da Mauro Sabbadini, presidente di Arci Varese, e Marta Gilardi, collaboratrice di Arci e Arcigay Varese, presenti al seggio 15 per votare.
La gravità dell’affermazione, pronunciata in un contesto pubblico e istituzionale, non può essere minimizzata.

Un rappresentante della pubblica amministrazione, incaricato di garantire la correttezza e l’equità del voto, non può permettersi di esprimere giudizi discriminatori nei confronti di individui o gruppi, in base alla loro identità di genere o ad altre caratteristiche personali.

Questa condotta non solo viola i principi fondamentali della Costituzione italiana, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni, ma erode anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.

La reazione di Sabbadini, che ha giustamente sottolineato l’importanza di non ignorare tali episodi, e l’immediata segnalazione presentata da Arcigay Varese al Comune e alla Prefettura, testimoniano la necessità di un’azione rapida e determinata per accertare i fatti, identificare la persona responsabile e adottare misure disciplinari adeguate.

L’urgenza di questa risposta è amplificata dalla consapevolezza che tali episodi, se non contrastati, possono innescare un clima di intolleranza e discriminazione, minando la coesione sociale e la partecipazione civica.

Come evidenziato da Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese, le elezioni devono rappresentare un momento di celebrazione della democrazia, non un terreno fertile per la violenza verbale e l’odio.
Ogni individuo che ricopre un ruolo pubblico ha un dovere imprescindibile di promuovere il rispetto, la dignità e la sicurezza di tutte le persone, inclusi i membri della comunità transgender.

Il diritto al voto deve essere esercitato in un ambiente libero da discriminazioni, pregiudizi e intimidazioni.
L’episodio di Varese non è un evento isolato, ma riflette una problematica più ampia che affligge la società italiana, caratterizzata da persistenti stereotipi, pregiudizi e atti di transfobia.
È fondamentale che le istituzioni, le associazioni, i media e la cittadinanza nel suo complesso si impegnino in un percorso di educazione, sensibilizzazione e contrasto a ogni forma di discriminazione, promuovendo una cultura del rispetto, dell’inclusione e della piena cittadinanza per tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere o orientamento sessuale.

La tutela della democrazia passa anche, e soprattutto, dalla difesa dei diritti delle minoranze e dalla costruzione di una società più giusta e accogliente per tutti.

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