mercoledì 23 Luglio 2025
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Tragedia all’aeroporto di Fiumicino: un lavoratore muore

Un drammatico episodio ha scosso l’Aeroporto di Fiumicino, dove un lavoratore di 64 anni ha perso la vita a seguito di una caduta da un’altezza.

L’uomo, impiegato in regime di subappalto per attività di manutenzione, è precipitato dal tetto di un’officina, circostanze che restano al momento oggetto di indagine.
La tragedia, prontamente denunciata dalla CGIL di Roma e del Lazio, si configura come un monito severo sulla fragilità delle condizioni di lavoro in contesti di appalto e subappalto, un sistema complesso che troppo spesso si rivela terreno fertile per incidenti mortali.

Il cordoglio espresso dal sindacato è accompagnato da una profonda indignazione e dalla richiesta urgente di un’inchiesta accurata e trasparente.
Un interrogativo cruciale emerge immediatamente: l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI) anticaduta, obbligatori per legge e progettati per prevenire e arrestare cadute accidentali, è stato corretto e conforme alle normative vigenti? La loro assenza o il loro impiego improprio potrebbero aver contribuito a determinare l’esito fatale.

Questa ennesima perdita, purtroppo, non è un evento isolato.
Essa riflette una problematica strutturale, radicata nella logica stessa delle catene di appalto, dove la responsabilità della sicurezza spesso si disperde tra diversi attori, diluendo l’efficacia dei controlli e incentivando la riduzione dei costi a discapito della tutela della vita dei lavoratori.

La CGIL ribadisce con forza la necessità di una revisione profonda e radicale delle normative sugli appalti, introducendo meccanismi più efficaci per garantire la sicurezza e la salute sul lavoro, e responsabilizzando in maniera concreta le aziende committenti, chiamate a esercitare un controllo più stringente sulle prestazioni dei propri fornitori.
La lotta per la sicurezza non può essere delegata alla sola buona volontà dei lavoratori o all’impegno dei sindacati.

È un imperativo etico e legale che coinvolge l’intero sistema delle imprese, esortate a internalizzare la sicurezza come valore fondamentale e a investire in prevenzione, formazione e controllo.
I dati recenti, a metà anno, dipingono un quadro allarmante: nel Lazio, si sono verificati 17.
925 infortuni sul lavoro, un incremento significativo rispetto allo scorso anno.

Il numero degli infortuni mortali, ormai a 29, supera di gran lunga la tolleranza e richiede un’azione decisa e coordinata.
Questa tragedia a Fiumicino deve essere l’ultima, un punto di svolta verso una cultura del lavoro più sicura, trasparente e rispettosa della dignità umana.

È necessario abbandonare la logica del profitto a tutti i costi e abbracciare un modello di sviluppo sostenibile, dove la sicurezza dei lavoratori sia una priorità assoluta e non un optional.

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