L’immensità del Mediterraneo centrale ha prestato fede a un dramma silenzioso nel corso delle prime quattro settimane di aprile, quando almeno 114 persone hanno perso la vita in mare e altre 180 sono rimaste senza alcuna traccia. Questa tragedia è stata resa nota dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) nel suo aggiornamento più recente pubblicato su un canale online, una fonte di informazioni sempre disponibile e pronta a fornire aggiornamenti.Nel medesimo periodo, l’agenzia dell’ONU ha fornito ulteriori dati sugli interventi in mare: si tratta di 6.620 migranti fermati dal naviglio militare, di cui la maggioranza maschile (5.663 individui), mentre tra le donne sono state contate 622 persone e tra i minori 230; gli altri interpellati non avevano indicato se si trattava di uomini o di donne.Il ritmo degli interventi in mare sembra quindi segnare un aumento rispetto a quanto osservabile nei mesi precedenti, con un numero complessivo che supera i 6.000 individui fermati dalle forze di polizia libiche e da altre unità navali in navigazione nel mediterraneo centrale.I dati forniti dall’agenzia dell’ONU rivelano anche un altro dato interessante: tra i migranti fermati e riportati in Libia, non sono presenti donne e bambini. La regione del Mediterraneo rappresenta uno degli itinerari più pericolosi per il transito dei migranti provenienti da Nord Africa e dal vicino Oriente, che spesso cercano di raggiungere l’Europa a bordo di barche di fortuna.Un fenomeno complesso come questo non può essere spiegato in modo lineare: ci sono molte variabili che influenzano il flusso migratorio e i dati possono non sempre corrispondere alle reali esigenze dei richiedenti asilo.
Migranti nel Mediterraneo, 114 persone morte in mare e altre 180 disperse tra aprile e maggio: ecco i fatti.
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