Numerose donne si sono trovate ad affrontare situazioni di violenza psicologica e coercizione durante il percorso verso l’interruzione volontaria della gravidanza. Questi episodi, denunciati nel contesto di Aosta attraverso il Centro anti-violenza, sollevano interrogativi sul ruolo dei professionisti sanitari coinvolti e sull’influenza delle associazioni ‘pro-vita’. È essenziale indagare a fondo su queste pratiche scorrette e garantire che le donne possano accedere in modo libero e consapevole ai servizi di interruzione della gravidanza.Inoltre, emerge la necessità che l’Unione Europea istituisca un meccanismo finanziario dedicato all’accesso all’interruzione di gravidanza, come richiesto dalla campagna My Voice, My Choice. È fondamentale assicurare che nessun euro dei fondi europei finisca nelle mani di organizzazioni antiabortiste, al fine di preservare i diritti riproduttivi delle donne e promuovere una scelta autonoma e informativa.L’impegno politico e sociale per proteggere i diritti delle donne in materia di salute riproduttiva deve essere costante e determinato. È responsabilità delle istituzioni vigilare affincheeacute; ogni individuo possa esercitare pienamente il proprio diritto alla decisione sulla propria salute sessuale e riproduttiva, senza subire pressioni o discriminazioni. La tutela della libertà individuale è un pilastro fondamentale della democrazia europea e richiede azioni concrete per contrastare qualsiasi forma di violenza o limitazione dei diritti fondamentali delle donne.
“Violenza psicologica e coercizione: sfide per l’interruzione volontaria della gravidanza”
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