Lady Macbeth: Un’Esplorazione di Potere, Oscurità e Tradizione IconograficaIl Macerata Opera Festival si prepara a riproporre, con una ripresa curata da Federico Gagliardi sotto la direzione di Fabrizio Maria Carminati e con la Form, il celebre *Macbeth* di Giuseppe Verdi, dopo il suo trionfale ritorno nel 2019.
Al centro della scena, Marta Torbidoni, soprano marchigiano, incarna Lady Macbeth con una concezione audace e innovativa, delineata dalla regista siciliana Emma Dante.
L’interpretazione promessa non sarà una semplice declamazione del ruolo, ma una vera e propria metamorfosi in una figura femminile demoniaca e primordiale, una creatura “terrigna” la cui ferocia ricorda quella di una tigre.
Torbidoni descrive un processo di trasformazione fisica e vocale particolarmente impegnativo.
L’esecuzione della prima scena, cruciale per impostare il personaggio, la vedrà proiettata in una postura insolitamente umile, inginocchiata e avvolta in una spessa pelliccia, con una parrucca voluminosa e guanti rossi, simboli di artigli e di un’aggressività latente.
La difficoltà non risiede solamente nell’aspetto fisico, ma anche nell’adattamento vocale, che richiede un’uscita dai consueti registri di bellezza e grazia tipici del repertorio lirico.
La ricostruzione di Verdi, come noto, fu animata da un desiderio di fedeltà drammatica, a volte in contrasto con le convenzioni operistiche del tempo.
Il compositore si scontrò con il librettista Francesco Maria Piave, spinto a creare un testo conciso e “scenico”, quasi un frammento di poesia teatrale.
Questa ricerca di essenzialità si riflette nell’esigenza di una voce non necessariamente “bella” in senso tradizionale, ma capace di esprimere la brutalità e la complessità del dramma shakespeariano.
Torbidoni, consapevole di questa sfida, ha collaborato con Carminati per trovare “colori” sonori inediti, che si discostano dalle atmosfere più serene e contemplative di opere come *Casta Diva*.
Per costruire la sua interpretazione, il soprano ha attinto a fonti storiche e psicologiche, in particolare al libro “Regina di sangue.
La vera storia di Lady Macbeth” di Joanna Courtnay.
L’opera di Courtnay offre uno sguardo penetrante sulla figura femminile, ritratta come una donna assetata di potere, disposta a tutto per raggiungere i propri obiettivi, intrappolata in un rapporto patologico e dominato con il marito.
Questa analisi approfondita ha permesso a Torbidoni di esplorare la fragilità nascosta dietro la maschera di determinazione e di comprendere le radici del suo tragico destino.
Il *Macbeth* verdiano, ambientato nella Scozia del X secolo, narra la parabola di un principe spinto alla follia dalla sete di potere e dalla manipolazione della moglie.
In un vortice di profezie oscure, allucinazioni colpevoli e rimpianti tardivi, il protagonista si macchia di tradimenti e omicidi, fino a precipitare nella disfatta.
La regia di Dante intende restituire la gravità e l’angoscia di questo dramma, attraverso una scenografia imponente, caratterizzata da cancelli semoventi che definiscono il castello di Macbeth e amplificano la solitudine della coppia reale.
L’estetica visiva attinge a piene mani all’iconografia siciliana, richiamando l’affresco del Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis, la Deposizione del corpo del re Duncano e la suggestiva foresta di fichi d’India di Birman.
La presenza di un gruppo di danzatori-attori, in grado di amplificare e interpretare le intenzioni dei cantanti, contribuisce a creare un’esperienza teatrale intensa e coinvolgente.
Il cast include Franco Vassallo (Macbeth), Simòn Orfila (Banco), Federica Sardella (Dama di Lady Macbeth), Antonio Poli (Macduff), Oronzo D’Urso (Malcolm).
Le scenografie sono firmate da Carmine Maringola, i costumi da Vanessa Sannino, le coreografie da Manuela Lo Sicco.
La produzione si avvale del prezioso contributo del Coro Lirico Marchigiano ‘V.
Bellini’.