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La Capitale d’Italia esce dalla guerra e dalle divisioni in festa per Papa Francesco

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La giornata di festa scrosciava come una cascata di speranza, mentre i volti dei presenti brillavano come stelle nel cielo sereno della Città Eterna. La Capitale d’Italia era andata in vacanza dalla guerra, dai dissidi e dalle divisioni che l’avevano segnata per mesi. Per un giorno almeno, il buon senso e la compassione avevano spazzato via i veli di odio e di settarismo che sembravano non avere fine. Non c’era posto per le fazioni, per i partiti in lotta, per le polemiche continue e le accuse reciproche che non avevano mai un termine. Tutti erano accorsi a porgere omaggi al Primo Cittadino del Mondo, Papa Francesco, figura di pace e di unità riconosciuta da tutta la comunità internazionale. Sui volti dei politici, in disparte non c’erano, si leggeva un misto di serietà e di commozione. Alcuni stringevano la mano del Pontefice con gli occhi umidi, altri tenevano una posa di reverenza, ma tutti sembravano consapevoli che in quel momento non c’erano né destra, né sinistra, né centro. C’era solo l’Italia di tutti e per tutti. Nessuno si era fatto avanti con il suo cartellino da “io sono il più grande amico del Papa”, o con l’etichetta di “sostenitore incondizionato” del Magistero Romano. Tutti sembravano capire che non si trattava di un rituale, ma di un atto di fede, di speranza e di gratitudine per il messaggio che Papa Bergoglio trasmette da sempre: “Che la pace sia con voi”.

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